PRIMO, SECONDO E ALTRI TEMPI

A dicembre la riapertura del Nuovo Cinema Carpine, a Magione. Edoardo all’ingresso, in biglietteria. Poche parole dense di aspettative, di progetti, di poesia. E subito ci siamo incontrati. Un secondo appuntamento per fermare parole e immagini. Possiamo fermare il tempo? No. Possiamo viverlo nei luoghi, negli incontri.

INTERVISTA
Il nuovo cinema Carpine non è un ritorno, ma una nuova esperienza che si può fare solo nel luogo destinato in origine alla proiezione.

L’idea c’era già, poi c’è stato un motivo scatenante: un proiettore dismesso al cinema Sant’Angelo. Dove lo utilizziamo? Nel nostro territorio! E di preciso? Qui a Magione, nella sala che già in passato era stata il luogo delle proiezioni.

Così io e mio fratello Lorenzo, con i due fratelli Gatti, sulle tracce dei fratelli Lumière, in collaborazione con le associazioni del territorio, abbiamo spolverato, e non è una metafora, la cabina, abbiamo attrezzato lo spazio e a dicembre 2024 abbiamo dato vita al Nuovo Cinema Carpine, senza cancellare il pregresso, con una operazione che mantiene le impronte del passato e che è proiezione per il futuro. E ancora una volta non è una metafora.

Vedo un futuro in cui si chiederà sempre più il lato umano di questa esperienza che al presente è spesso prerogativa di un anonimo centro commerciale. Per plasmare questo cinema ci si muove in un campo difficile. In me convivono due anime: una ottimista e speranzosa che sente infinita gratitudine per chi entra e comprando un biglietto pronuncia frasi di stupore e vicinanza; l’altra, più realista, prova tanta incertezza pensando al futuro, ma non si spaventa perché sa che tutto dipende da noi.

Mai ho creduto a chi dice “si deve andare via, andare lontano, qui non si può fare nulla”. Io voglio dare dignità a qualsiasi contesto; per me San Feliciano, il paese dove vivo, e Magione, sede del cinema, sono piccole gocce d’infinito. Magione è un luogo strano, dove esiste un grande potenziale economico che si concretizza nei locali, bar e pizzerie qui vicino, e una rete stradale che offre molti collegamenti. Per trarre frutti da questo potenziale occorrono lungimiranza e investimenti, solo così si potrà incrementare l’educazione al partecipare e far germogliare occasioni in cui riconoscere la bellezza: insomma una nuova resistenza. Andiamo al cinema perché cerchiamo un tempo restituito all’affanno dei giorni.

La nostra opera è già una vittoria: siamo passati dalla riflessione all’azione. La riflessione rischia di stagnare nell’indolenza che non evita il rischio del paese dormitorio e non sovverte l’isolamento. L’azione propone e attiva la creazione di luoghi dove l’arte è una opportunità per risvegliarci dal torpore dell’impotenza spirituale.

Dallo scrigno della memoria alla moderna tecnologia il cinema era e sarà tempo e luce.

La sala non è un’ operazione nostalgica, non come il vinile che torna di moda, ma è l’unica vera esperienza di cinema e di condivisione. Tutto ciò è accaduto perché c’è stato e c’è un NOI, uno sforzo che tende a qualcosa e lo vuole ardentemente.

E io? Non voglio vivere nascosto in casa mia: sto ideando un personale progetto cinematografico al quale intendo dedicarmi nel prossimo futuro. Devo tutto alla mia famiglia, allargata anche agli zii, che ha rafforzato in me l’autostima e che mi ha permesso di riconoscere la sete dell’anima, di avere sogni e sviluppare la capacità di tramutarli in progetti.

Come il cinema, anch’io sono luce.

Lorenzo, mio fratello, è luce.

Noi tutti siamo luce.

Daniela Bevagna