L’invasione pacifica della street art

La storia, la tecnica, la pratica. Il lab di Castiglione del Lago si chiude a settembre con un’opera collettiva

Pur provenendo da un insieme di sottoculture, la street art è ormai, da anni, un movimento artistico a tutti gli effetti. Ha invaso pacificamente le nostre città e quelle di tutto il mondo, rivoluzionando a suo modo quello che era il mondo accademico dell’arte, portando artisti di strada nei musei e artisti “da museo” in strada, a volte servendosi di strumenti semplici e di facile accesso a tutti e rendendo il mondo dell’espressione artistica più democratico anche per lo spettatore. Dal muralismo, allo style writing, passando per l’installazione: la street art si esprime con forme e sfumature diverse, toccando tematiche sociali o semplicemente funzioni estetiche, e spesso utilizzando un linguaggio provocatorio che può sfociare nell’illegalità ma anche e soprattutto, il più delle volte, nella riqualificazione urbana.

Da metà maggio a metà luglio di quest’anno sono stato docente di un laboratorio di street art organizzato nel bellissimo giardino di una villa privata nel centro di Castiglione del Lago. L’iniziativa, totalmente gratuita, si è inserita nell’ambito del progetto Tralci e si è strutturata in 10 incontri. Ho introdotto il laboratorio partendo dalle radici del movimento: provenendo io dal mondo del writing (graffiti), ci tenevo a far capire il significato e la storia di quei segni, o dipinti, che spesso “invadono” le pareti delle nostre città e che sono stati e sono tuttora fonte di ispirazione per movimenti artistici nati successivamente. Come, appunto, la street art, che del writing riprende il linguaggio, il modus operandi, gli strumenti, le tecniche e l’intenzione di non voler essere incanalata in circuiti artificiosi ma di rimanere, espressivamente parlando, il più libera e autonoma possibile.

Contestualmente, ho cercato di creare un collegamento con l’arte “ufficiale”, sottolineando la moltitudine di citazioni storico-artistiche presenti nelle opere di street art più moderne. Tra gli esempi più lampanti alcune opere di Banksy, non per niente, e a ragione, lo street artist più accreditato nel circuito delle gallerie d’arte internazionali. Basti pensare alla sua reinterpretazione del dipinto I nottambuli di Edward Hopper, uno dei fondatori della pop art, o ai suoi celebri topolini, per cui è stato criticato per appropriazione indebita, richiamo a colui che è considerato il padre dello stencil, Blek Le Rat. Ho inoltre voluto evidenziare alcuni aspetti socio-politici legati a questa forma di arte, molto legata ad alcuni movimenti rivoluzionari e lotte civili degli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti: un esempio è la scelta di molti writer, soprattutto afroamericani o chicani, di cambiare il proprio nome d’arte, quello che appariva sulle loro opere, non solo per motivi artistici ma per riappropriarsi di un’identità spesso negata. Abbiamo analizzato opere e artisti di periodi storici diversissimi: dal muralismo messicano alla pop art, dagli interventi di Buren e di Hambleton fino ad arrivare ai pionieri dello style writing tra New York e Los Angeles che, oltretutto, collaborando con altri “personaggi” innovatori e creatori di nuove forme di arte performativa – dal ballo, con la break dance o b boyng, all’arte oratoria del rap, passando per l’intrattenimento musicale dei dj – diedero vita a quel fenomeno culturale underground più ampio che oggi tutti conosciamo con il nome di hip hop. Ci siamo soffermati sul lessico della street art, e su come termini provenienti da queste forme d’arte siano entrate ormai in tutti i campi della nostra vita quotidiana, dalla moda, alla musica, al cinema, modificando fortemente il linguaggio delle ultime generazioni.

La risposta all’iniziativa è stata ottima: i partecipanti sono stati dieci, in maggioranza donne, tra i 20 e i 50 anni. Persone appassionate al mondo dell’arte in generale ma con diversi approcci e gusti, dall’illustrazione al fumetto, dal design alla pittura. Il laboratorio si è rivelato un’occasione di aggregazione e di coesione sociale, a partire da un gruppo di persone curiose di esplorare nuove frontiere artistiche e nuove forme di espressione. Sperimentando varie tecniche, tra cui lo sketch e il bozzetto, e utilizzando strumenti diversissimi – bombolette spray, marker, rulli, pennelli, ovvero tutte le tecniche classiche di pittura muraria – abbiamo realizzato stencil e provato a riprodurre bozzetti in larga scala, con l’intento di prepararci all’attività che rappresenta un po’ l’essenza della street art, ossia dipingere grandi superfici come muri o elementi che si trovano in strada.

A settembre, infatti, abbiamo in programma la preparazione e realizzazione di un’opera collettiva. Si tratterà di un dipinto su un muro reale, probabilmente un sottopassaggio pedonale in una zona centrale di Castiglione del Lago, che raccoglierà i percorsi di ciascuno dei partecipanti in un discorso unitario che sintetizzi i diversi stili di pittura, le attitudini individuali, le conoscenze e le competenze maturate durante il corso. Prenderemo spunto dalla splendida cornice del Trasimeno, cercando di creare un dipinto che, come spesso fa la street art, racconti storie dimenticate, punti di vista diversi, scorci di vita più nascosti. Tutto sarà svolto nel massimo della legalità e nel rispetto delle persone e dei luoghi che ci hanno ospitato, sotto la supervisione del Comune di Castiglione del Lago, con la speranza di lasciare qualcosa che omaggi la comunità e arricchisca, anche solo nello spirito, le persone che ci passeranno davanti. Perché, in fondo, la potenza dell’arte di strada risiede proprio in questo: nella capacità di valorizzare e reinterpretare spazi urbani a volte dimenticati o assopiti dal vivere quotidiano.

Paolo Legumi