L’Università dei Sapori: il cibo come cultura e scambio a Fontivegge

L’Università dei Sapori, centro internazionale di formazione, cultura dell’alimentazione e dell’ospitalità attivo dal 1996, si è trasferito di recente a Fontivegge, nella via che porta il nome del quartiere della stazione. La decisione di spostare le attività dalla vecchia sede di Montebello deriva da una scelta, quella di contribuire alla rinascita di quest’area della città, dove Maurizio Beccafichi, responsabile area sviluppo dell’Università, ambisce a creare una ‘Cittadella Dei Mestieri’ insieme all’agenzia di formazione Ecipa e alla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa: “A Fontivegge è necessario ‘riaccendere le luci’, costruire professionalità, rimettere a nuovo le potenzialità esistenti”.

Le quattro direttrici che guidano l’attività di questa istituzione sono la formazione degli aspiranti professionisti dei settori dell’accoglienza turistica, della ristorazione e della distribuzione alimentare, l’ulteriore specializzazione di coloro che già operano in questi ambiti, la promozione della cultura alimentare e la valorizzazione dei prodotti alimentari italiani. Lo spiega Beccafichi: “Noi vogliamo trasformare i supermercati in luoghi dove venga fornita una consulenza alimentare, dove l’incredibile biodiversità dei prodotti del nostro Paese possa essere presentata con competenza. Crediamo fortemente che si possa facilitare lo sviluppo del turismo italiano anche attraverso la nostra cucina, per cui siamo conosciuti in tutto al mondo, e che per farlo sia fondamentale anche ripercorrerne la sua antichissima storia e cultura, nonché sensibilizzare le persone sull’importanza del mangiar sano”. Questi principi si pongono quale base dei corsi proposti dell’Università, che vanno da quelli di primissimo livello, offerti ai giovani dai 14 ai 18 anni, fino ai percorsi post-diploma e di laurea triennale, uno promosso insieme all’Università per Stranieri e l’altro con la facoltà di agraria di Unipg.

Alla fine del proprio percorso, l’85% degli studenti viene assunto dal sistema distributivo o ristorativo: “Alcuni diventano imprenditori, in Umbria o altrove, anche lontanissimo, nei loro Paesi di provenienza. Anche il nostro sportello-lavoro è molto attivo: le persone inoccupate di tutte le età possono ricevere orientamento e supporto, e consigli sulle professioni emergenti in sinergia coi centri per l’impiego”.

Le aule dell’Università dei Sapori, che ospitano circa 500 persone al giorno, sono laboratori nei quali si attua quotidianamente non solo la sperimentazione culinaria, ma anche l’integrazione di sapori e culture differenti: “La metà dei nostri iscritti sono immigrati o seconde generazioni. Immaginate una classe composta da 20 ragazzi, di cui 4 di provenienza magrebina, 2 indiana, 5 sud-americana… Ciascuno di loro porta con sé un bagaglio che contiene esperienze del gusto, ricette e tecniche differenti, che inevitabilmente finiscono per diventare oggetto di scambio nello stesso contesto di apprendimento. L’Università dei Sapori è anche questo”.