La cura contro il patriarcato

L’Assemblea Transfemminista di Perugia è uno spazio sicuro e un progetto multiforme. Per costruire un modello nuovo di comunità

L’Assemblea Transfemminista di Perugia nasce come collettivo autogestito su iniziativa di un piccolo gruppo di donne, di ritorno dalla manifestazione nazionale del 25 novembre 2023 a Roma, nell’anno del femminicidio di Giulia Cecchettin. Un corteo partecipatissimo in seguito al quale emerge l’esigenza di rimanere connesse e di fare rete rispetto a questioni ritenute urgenti anche per la collettività perugina. Considerando il patriarcato come una violenza sistemica, trasversale, interiorizzata da soggettività diverse, sia nella sfera privata quanto in quella pubblica, “abbattere il patriarcato” significa allora cercare risposte altrettanto complesse. Nasce così uno spazio di discussione aperto su diverse tematiche sociali: violenza di genere, salute, lavoro, scuola, politiche migratorie. Parte tutto con una chat come luogo di confronto virtuale, ben presto poi si individua una sede ideale nello spazio DB180, in Corso Garibaldi, già sede del progetto radiofonico Lautoradio: “spazio sicuro e inclusivo” in quanto antisessista, antifascista, antirazzista. Da allora l’assemblea si riunisce ogni mercoledì alle 19: un’occasione di confronto, formazione, cura reciproca, con l’obiettivo di costruire una rete di fiducia, in continua trasformazione, in cui crescita personale e collettiva sono strettamente interconnesse. La partecipazione è molto eterogenea, sia a livello biografico che anagrafico, c’è chi ha alle spalle altri percorsi politici e il desiderio di costruire qualcosa di nuovo, chi ha trovato finalmente una collocazione riconoscendosi in obiettivi comuni. Anche gli uomini sono benvenuti – il transfemminismo è infatti una pratica inclusiva che intende superare il separatismo del “femminismo storico” degli anni Settanta – tenendo comunque conto della possibilità di individuare momenti più “chiusi” dedicati a specifiche soggettività, nell’ottica di una maggiore cura e tutela. Un limite che viene attualmente riscontrato dall’assemblea è che sia composta principalmente da donne bianche: emerge di fatto la difficoltà di intercettare le voci delle persone doppiamente marginalizzate, come donne migranti e persone trans, che in un approccio intersezionale si vorrebbero includere. Nel tentativo di perseguire una maggiore prossimità sono stati proposti anche degli incontri pubblici, itineranti. In cantiere c’è l’idea di provare a spostarsi in luoghi più periferici di Perugia per intercettare persone diverse. Tra aprile e maggio dell’anno scorso sono stati realizzati dei tavoli di lavoro aperti proprio per discutere dell’“esigenza di una città inclusiva, con luoghi sicuri e attraversabili da tuttə”. Il progetto di una città sicura e vitale passa attraverso la riconquista di spazi fisici, simbolici e morali, investendo nella cultura, nei percorsi di formazione, nella sanità pubblica, nella cura collettiva.

Una delle principali criticità emerse da questi tavoli e tutt’ora riscontrabile è quella dell’accesso e del ruolo dei consultori: servizi progressivamente depotenziati che dovrebbero invece rappresentare un nodo centrale per il territorio, non solo da un punto di vista medico ma in senso più ampio come luogo di promozione della salute sessuale, riproduttiva e affettiva; intesi come spazio aperto di confronto e supporto, tutelando percorsi di affermazione di genere, adottando un approccio transculturale, garantendo un effettivo diritto all’aborto, ridando spazio e protagonismo alle donne e alle libere soggettività che possano partecipare, tramite assemblee, alla gestione dei consultori in un’ottica laboratoriale di condivisione dei saperi. Un momento di grande presa di coscienza che ha consolidato il gruppo è stata proprio la manifestazione organizzata fuori dal consultorio di Madonna Alta il 25 maggio 2024. In generale le manifestazioni sono per l’assemblea un’occasione per incanalare le energie e le lotte portate avanti durante tutto l’anno. Sono anche delle occasioni preziose per creare convergenze e contaminazioni inaspettate con altre realtà associative, gruppi femministi e politici con prospettive anche diverse, mettendo in pratica l’intersezionalità delle lotte, sperimentando forme originali di co-progettazione e co-costruzione delle giornate, preziose per tutto il tessuto sociale della città. Non solo per l’8 marzo o per il 25 novembre: “Il 25 aprile di quest’anno, nel corteo, siamo riuscite a far cantare i nostri slogan agli Ingrifati [gruppo organizzato della curva del Perugia Calcio, ndr]. Per noi era una cosa impensabile! Invece si è sentita una bellissima compartecipazione a quella giornata”, mi raccontano. La costruzione di una rete è fondamentale per Transfem, non solo a livello locale ma anche nazionale, per questo l’assemblea collabora attivamente con realtà come Non Una Di Meno, la Rete Nazionale dei Consultori e delle Consultorie, Obiezione respinta.

L’azione dell’assemblea passa anche dalla costruzione di momenti di formazione, socializzazione informale e pratiche di mutuo aiuto. Possiamo così considerare il transfemminismo come una pratica sperimentale che eredita e recupera le schegge del femminismo storico – uscito dalle mura dei luoghi di lotta tradizionali – moltiplicandone il messaggio, attualizzandolo in forme nuove. Il movimento si fa dunque casa in tutti gli spazi aperti, nei vicoli, nelle piazze, in riva al mare, anche dove apparentemente non sembra esserci… si fa marea!