
Forse è un altro arrivederci. Dipende da cosa ci riserverà il futuro, che immaginiamo ondivago come lo è stato, pressoché sempre, il nostro passato. Di sicuro il progetto Tralci finisce qui, con questo numero del giornale, con le propaggini dei laboratori che abbiamo gestito e contribuito a organizzare nell’ultimo anno, e di cui vi diamo conto nelle pagine che seguono. Che finisca Tralci, finanziato con un bando regionale dagli ampi margini grazie ai quali abbiamo potuto costruire, con grande libertà, un apparato complesso e coraggioso, significa, né più né meno, che per il momento finiscono anche i fondi a nostra disposizione. Fondi pubblici, e non potrebbe essere altrimenti. “Luoghi Comuni” è nato così, nel 2014, e abbiamo sperimentato quella che ormai per noi è un’ovvietà: l’unica forma di sostenibilità, per la natura del giornale e delle attività che nel tempo gli abbiamo collegato, può basarsi solo e soltanto su contributi provenienti dalle istituzioni. Quindi, in attesa di nuovi finanziamenti, una volta di più “Luoghi Comuni” chiude i battenti.
Senza dubbio procedere a singhiozzo, per un giornale, non è l’ideale. Un giornale ha bisogno di tempo e continuità per guadagnarsi la fiducia dei propri lettori, e nel nostro caso dovremmo parlare più propriamente di una massa critica alimentatasi anno dopo anno non solo leggendo le storie che abbiamo raccontato, ma lasciandosi coinvolgere nelle innumerevoli iniziative che abbiamo promosso. Possiamo ormai parlare di metodo “Luoghi Comuni”, o ancora meglio di spirito “Luoghi Comuni”: raccontare e raccontarsi è un modo di svelare i punti di forza e i punti deboli di una comunità, un modo di rafforzarla, un modo di darle linfa. È successo anche con i laboratori di Tralci, per cui ci siamo affidati ad alcune delle migliori risorse del territorio, molto spesso vecchie amiche e vecchi amici, insieme ai quali abbiamo più che altro sperimentato se non proprio azzardato, molto raramente andando sul sicuro.
Nel sesto numero di “Luoghi Comuni” dedicato a Tralci troverete i racconti dei laboratori che hanno avuto luogo a Castiglione del Lago, Corciano, Magione e Perugia. In alcuni casi li abbiamo scritti noi, in altri ci hanno pensato i curatori stessi, in prima persona. La redazione, come sempre, in questi mesi è stata splendida. Coordinarne i lavori è una delle cose che mi piace di più fare nella vita. Così come mi piace lavorare insieme al mio vecchio socio David Montiel, con i suoi modi energici e rassicuranti da anarcosindacalista asturiano, presidente di Luoghi Comuni aps e autentico tuttofare della nostra piccola brigata partigiana. Partigiana, certo. Perché continuiamo a pensare che raccontare storie scegliendo da che parte stare sia un atto di resistenza, che si tratti di storie vicine o lontane. E lontano ma in fondo non così lontano da qui si sta consumando la più grande vergogna di cui si sia macchiata negli ultimi ottant’anni la parte di mondo in cui siamo chiamati ad abitare. Il genocidio messo in atto a Gaza dallo Stato di Israele ci riguarda tutti, e ci riguarda moltissimo. Non smettiamo mai di esserne testimoni, quindi, di raccontarlo, di fare pressione su chi ci governa perché finalmente prenda provvedimenti seri contro i responsabili per provare a fermare il massacro. Speriamo di rivederci presto sulle pagine di questo giornale, speriamo che per allora Gaza e l’intera Palestina abbiano ripreso perlomeno a respirare.
