Cannibali e re & Cronache Ribelli. Più indipendenti dell’editoria indipendente

Su Facebook c’è una pagina che porta il nome di Cannibali e Re e ogni post pubblicato è una storia mai letta prima d’ora. Dietro le quinte del progetto si nascondono gli storici e politologi Davide Gallucci e Matteo Minelli, in incognito quasi quanto il duo musicale Daft Punk prima che si dividesse. Anche loro sono un po’ punk, vivono a Perugia ed è qua che lavorano.


Li abbiamo incontrati ai tavolini di un bar, lungo una strada trafficata della periferia perugina. Fra il rumore assordante delle moto truccate e i pullman che interrompevano la conversazione ogni 20 minuti, hanno raccontato la storia del loro progetto divulgativo di narrazione storica.
Il nome che hanno scelto è un omaggio al testo dell’antropologo statunitense Marvin Harris, Cannibali e Re, per l’appunto. Scrive Harris: “Sono convinto che uno dei più grandi ostacoli esistenti all’esercizio della libera scelta per realizzare gli obiettivi improbabili della pace, dell’uguaglianza e del benessere è la mancata conoscenza dei processi evolutivi materiali che spiegano il prevalere delle guerre, dell’ineguaglianza e della povertà”.
Attraverso brevi racconti di personaggi o eventi storici il progetto Cannibali e Re, oltre ad essere un forte invito all’agire politico, aiuta a sviluppare un approccio alternativo nei confronti della storia che ci hanno sempre insegnato e di quella che manca nei libri di scuola.


Cannibali e Re nasce sul web nel giugno del 2016 e oggi ha un seguito di circa 206.000 persone. Racconta la storia della classe subalterna fatta di tantissimi protagonisti, tutti emarginati, ribelli e alcuni totalmente assenti dal panorama mainstream. Si parla di Nina Simone, una delle migliori interpreti della musica jazz dal talento scomodo e ribelle, di Ho Feng Shan, il console cinese che portò in salvo migliaia di ebrei, o di Amparo Poch y Gascón, “donna di umili origini che divenne medico nella Spagna degli anni Venti e dedicò la sua vita a curare i poveri e a lottare per la loro emancipazione e quella delle donne”. Ma questi sono solo dei piccoli esempi fra i tanti che vengono narrati.


Dopo due anni sul web nasce l’associazione culturale Cronache Ribelli, che si dedica in particolar modo al mondo dell’editoria. Gli scrittori che pubblicano con loro non sono costretti a rinunciare, come nella maggior parte dei casi, ai diritti d’autore e nella stesura del testo non incombe nessuna censura. L’opera prima che porta la loro firma di autori e editori è il romanzo L’organizzazione. Ne seguiranno tante altre, tra cui Partigiani Contro o Fammi volare capitano – Viaggio nell’universo di Harlock e Matsumoto Leiji. Fra le ultime uscite ci sono Joyce Lussu – Una donna e la libertà scritto da Giorgia Gabbolini e C’era una Rivolta. Quaranta storie da leggere e colorare, il libro per bambini che ogni adulto vorrebbe per sé.
Questi e altri testi sono stati presentati in tutta Italia, anche nei luoghi più remoti. In periferia e in centro, in montagna e al mare, chiunque sposi la stessa filosofia editoriale e le loro idee è sempre pronto ad accoglierli. Le presentazioni non mancano nemmeno nella loro città e ogni volta in diverse zone come Corso Cavour, via del Lavoro o Corso Garibaldi.


Hanno intenzione di creare una rete editoriale alternativa che collabori con le librerie indipendenti fuori e dentro l’Umbria. A Perugia in librerie come Mannaggia e Edicola 518 è presente quasi tutto il loro catalogo. In maniera autonoma si occupano di tutto il processo editoriale, dall’impaginazione alla stampa, dalla pubblicazione alla spedizione. Usano carta e inchiostro sostenibile e spediscono sempre privatamente, evitando di servirsi di grosse aziende di distribuzione. I collaboratori esterni e abituali non mancano ma a seguire tutto in maniera meticolosa sono Davide e Matteo. Per stare al servizio delle cronache di libertà e resistenza, ci vuole veramente molta passione ma anche tanta follia, una buona dose di follia. La loro non è un’editoria che cerca di imitare le grandi case editrici, si differenziano certo per grandezza ma anche perché dicono e raccontano quello che vogliono. Nessun compromesso e soprattutto nessun finanziamento pubblico. Rimanere indipendenti è una cosa da duri.