Inclusione. Una parola ricorrente in ogni ambito di vita e lavoro: slogan, dibattiti politici, manifestazioni sui temi dell’uguaglianza, accessibilità, cittadinanza. Nonostante tutti questi elementi sembrino suggerire un’apertura della società, nella realtà quotidiana includere è una pratica espressa con un ampio ventaglio di contraddizioni. Resta molto difficile promuoverla nel mondo del lavoro, ad esempio, soprattutto se parliamo di donne in condizione di fragilità. Lo Stato fornisce i servizi essenziali ma arriva fino a un certo punto, al di là del quale si trova il vuoto.
Una semplice casualità mi porta a scoprire una bellissima esperienza progettuale, un percorso di secondo welfare che nel nostro territorio sta provando a fornire una risposta. Una delle tante risposte possibili che arriva – non a caso – dal terzo settore e che si focalizza su una specifica platea di beneficiari: quella femminile.
Conosco le referenti organizzative Valentina Tiecco ed Elisa di Toro durante l’evento di presentazione di LEI: Lavoro, Empowerment e Inclusione, un progetto che nasce grazie alla cooperativa sociale Arca di Noè, originaria di Bologna, e ha come scopo l’inserimento lavorativo di donne in situazione di svantaggio e vulnerabilità.
Le donne coinvolte sono prevalentemente adulte con basso grado di occupabilità e un’età compresa tra 30 e 50 anni, molte provenienti da Paesi in via di sviluppo, ma alcune anche dall’Ucraina o dall’Italia. L’adesione è stata numerosa, infatti a Perugia sono state attualmente prese in carico 39 beneficiarie, che si sommano a quelle del nuovo circondario imolese che sono circa 27.
La presentazione alla comunità si è svolta il 5 maggio presso la sede della cooperativa Densa, nella periferia di Ponte San Giovanni. Alle quattro di pomeriggio, nella piazzetta interna al complesso residenziale dei Volumni c’era già del movimento. Tutti seduti in cerchio, davanti a me l’assessore alle politiche sociali Edi Cicchi, al mio fianco i volontari, le beneficiarie, rappresentanti del partenariato e alcuni residenti, insieme a molte persone affacciate alle finestre dei palazzi, volti incuriositi dall’inaspettato fermento. Vengono condivisi i risultati raggiunti a sei mesi dall’inizio del progetto.
LEI, da novembre 2022, si occupa di prendere in carico donne segnalate dai servizi sociali con una storia difficile alle spalle: immigrate, vittime di tratta, di violenza o nuclei mono-genitoriali che devono iniziare un percorso di empowerment volto all’occupabilità. Una ricostruzione che coinvolge molti attori, tra cui la società civile che su base volontaria può supportare il loro percorso. La comunità diventa soggetto attivo e si apre al prossimo, favorendo l’inclusione anche attraverso la socializzazione.
Il progetto si sviluppa tra due territori, il Comune di Perugia e il Nuovo Circondario Imolese, dove opera Arca di Noè, cooperativa sociale capofila, che già dal 2001 si occupa di reinserimento lavorativo di persone in condizione di marginalità. Il partenariato a Perugia è composto da Densa, Forma.Azione e Informatici Senza Frontiere, ognuno con un compito specifico.
Valentina Tiecco, referente per Arca di Noè mi spiega: “L’idea di mettere in relazione due territori è fondamentale per sviluppare una sinergia e migliorare le nostre attività. Ambienti e interlocutori diversi hanno la possibilità di confrontarsi, e grazie alle informazioni raccolte ci stiamo accorgendo che il target delle beneficiarie è molto simile nelle due regioni. Stiamo raccogliendo dei dati importanti utili anche alla luce delle politiche di più ampia scala”.
La rete di sostegno dell’amministrazione risulta fondamentale. “Siamo sostenuti dal Comune di Perugia, partner pubblico necessario – precisa Valentina – sia per la segnalazione delle beneficiarie attraverso i servizi, che per il supporto che ci viene fornito dal Centro per l’Impiego. Stiamo collaborando molto con loro”.
I percorsi includono diverse attività, tra cui l’orientamento, corsi di italiano, formazione professionale, preparazione ai test d’ingresso universitari o conseguimento della patente di guida. Lo scopo è quello di attivare infine dei tirocini di inclusione sociale, capaci di inserire le beneficiarie nel mercato del lavoro. Nel frattempo, verranno svolti dei laboratori collettivi centrati sulle competenze trasversali e la ricerca attiva del lavoro, che coinvolgono anche il Centro per l’impiego e le Agenzie interinali.
“In tutto questo – mi dice Elisa di Toro, della cooperativa Densa – la comunità locale e i suoi volontari sono risorse importanti. Gli chiediamo di contribuire con un po’ del loro tempo, a seconda delle disponibilità, dall’affiancamento allo studio, alla semplice pratica della lingua italiana. Siamo soddisfatti degli ottimi risultati del progetto raggiunti in così breve tempo, che ci hanno permesso di capire quanto sia importante sviluppare nel territorio servizi di questo tipo. Ce n’è davvero bisogno”.
Il valore aggiunto di questo progetto è il lavoro sviluppato in sinergia tra pubblica amministrazione, servizi sociali, terzo settore e società civile. Perché la buona riuscita di un servizio dipende anche dalla capacità di integrare le risorse provenienti dalla comunità.
Quando potremo parlare veramente d’inclusione? Quando l’attenzione si focalizzerà sullo sviluppo di libertà individuali e autonomia, non solo su carta, ma attraverso esperienze concrete, piccole e concrete, come può esserlo questa.
Ilaria Montanucci