Le piante e l’arte di crescere tra le crepe

Il giardinaggio di comunità trasforma vecchie aiuole in luoghi di socialità

Prendersi cura degli angoli verde della città creando relazione sociale. È il giardinaggio di comunità, arrivato anche qui a Perugia da ormai qualche anno grazie al Piedibus del Ben Essere. Piccoli appezzamenti di paesaggio terzo, trascurati e inospitali, grazie ai processi di bonifica e riqualificazione a cura dei cittadini volontari vengono trasformati in spazi fioriti, luoghi di accoglienza e socialità, denominati Angoli delle Farfalle.

A parlarmene è Laura Bello del gruppo delle Riciclamiche, anche loro nel Piedibus del Benessere, e che da circa dieci anni portano in giro per la città il baratto, il pianta crossing e altre attività legate al riciclo. “Il primo spazio di cui iniziammo a prenderci cura fu la gradinata al parco di Santa Margherita e da lì è nato tutto”, mi racconta. Ci incontriamo in un pomeriggio di metà marzo in via Martiri dei Lager, in cui lei e gli altri volontari si stanno prendendo cura da circa un anno di una delle tre aiuole all’altezza della banca. La prima, per la precisione. L’ultima viene curata dalla farmacia, mentre la banca si occupa di quella centrale. “Quando un anno fa iniziammo a intervenire, la farmacia ci mise subito in guardia: spesso le piante venivano rubate. Ma a essere piantati erano soprattutto arbusti di bell’aspetto e questo di certo non aiutava”, continua Laura.

Mi spiega che l’idea che è dietro al giardinaggio di comunità e al pianta crossing è infatti quella di partire dal seme e legarsi alla spontaneità della pianta e del luogo. “È fondamentale prima di tutto osservare e ascoltare il luogo, perché ognuno ha le sue caratteristiche. Il tipo di pianta che più si presta a questo tipo di situazioni è quella che non ha bisogno di essere innaffiata tutti i giorni, che è in grado di autoprodursi da sola. All’apparenza possono sembrare piante non eccessivamente belle, ma sono altrettanto fondamentali per l’habitat naturale”. E con l’arrivo della primavera quell’angolo di verde si è colorato di viola, grazie ai fiori che con prepotenza sono sbocciati, sfatando un mito: “nessuno ha portato via le piante”.

La cura collettiva del verde della città, la quale crea socialità e sostenibilità attraverso l’apprendimento cooperativo, non è tuttavia l’unico obiettivo del giardinaggio di comunità. Entra in gioco un discorso più ampio, e cioè quello di maturare una sensibilità mentale tale da avere un rapporto diverso con la società, e ciò è possibile prendendo proprio come esempio il ciclo di vita di una pianta. “Spesso consideriamo erbacce delle piante senza dare loro il tempo di fiorire o rinascere. E così accade spesso nella società, escludendo o emarginando qualcuno a prescindere, senza dare il tempo di potersi esprimere al meglio – continua Laura – Ricordiamoci che le piante nascono anche tra una crepa. Dovremmo iniziare forse a osservare di più e a guardarci più intorno”.

Coinvolgere i cittadini, però, non è così semplice come sembra. Mi racconta che durante gli interventi di giardinaggio sono diverse le persone che, con aria curiosa, si avvicinano e si congratulano con loro per quello che svolgono, ma sono ancora pochi, purtroppo, quelli che si fermano ad aiutare. “Mi rendo conto che si potrebbe fare molto di più, ma quello che stiamo portando avanti è per noi già un grande risultato. Si tratta di processi lentissimi, ma noi siamo pazienti”.

L’aiuola in via Martiri dei Lager non è infatti la sola a essere curata. Si stanno attuando diversi interventi anche a piazzale Umbria Jazz, Pian Della Gemma, Monteluce, al parco della Pescaia e non solo, e l’idea è proprio quella di non legare il giardinaggio di comunità a un posto specifico, ma estenderlo piuttosto a tutta la città, e da parte di chiunque. Un esempio è il giardino a ridosso del Cad (Centro di Accoglienza Diurna) a Madonna Alta, tenuto in vita dagli stessi ragazzi del centro. Proprio qui è stato installato anche un punto di bookcrossing e l’idea è quella di collocare anche espositori del pianta crossing, ma non solo lì, in tutta la città. Giardinaggio di comunità, pianta crossing, scambio semi, bookcrossing sono infatti tutte attività che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, quella cioè del prendersi cura, che sia di una pianta, di un libro o di un seme.

Se spesso la vita ci pianta in terreni che non sono esattamente quelli che vorremmo, proviamo a fare come le piante. Resistere e fiorire anche tra le crepe.

Articolo di Eleonora Proietti Costa