Succede a Perugia

Succede a Perugia

Quando si costruiscono insieme le strade della socialità un futuro positivo prende il sopravvento su un passato difficile
Si sono accese le luci nel cinema mentre si spengevano in strada. Manuela ci ha guidato all’esterno della sala accompagnandoci in una scenografia inaspettata. Nel buio, ogni angolo appariva nascosto; all’improvviso spuntava uno sguardo, una recita, uno slancio. Cinquanta persone ferme cercavano di capire cosa era vero e cosa era rappresentazione. Un velo viola percorreva la scena e la performance ci riportava a un tempo in cui le parole rimbombavano nell’attesa di un bombardamento. La strada era buia e il tempo diventava viola. Nelle vie attori e passanti, ragazzi, bimbi e anziani in attesa del primo momento, del primo pubblico. Dall’ombra dei vicoli nascosti spuntarono i fascisti, sei corde e un cantastorie, la fiammiferaia e il violino; il postino, un circo, il fotografo con il cliente e il “burdel”, i bambini che giocavano, il rifugio, un funerale e un trio – tromba, contrabbasso e chitarra. Tutti ballavano nelle scale mentre coinvolgevano i passanti per accompagnarli all’ultima scena.
Limitarsi a riportare ciò che è accaduto nella rappresentazione del Tempo delle Viole non è altro che mostrare un piccolo elemento di un enorme lavoro. Perché si trattava del punto di inizio di Alchemika, il festival di teatro di strada e cirque nouveau che Fiorivano Le Viole ha proposto a Perugia all’inizio di maggio. Ma questa rappresentazione va persino oltre le aspettative di ciò che Luoghi Comuni vuole fare raccontando quello che succede a Perugia. Perché “Le Viole” sono state capaci di dimostrare che le persone che vivono il quartiere (e non solo i residenti) possono restituire alla città una parte della sua storia, una storia in costruzione che non si ferma mai. Una storia che nasce dal basso, dove i cittadini attivi, prendendosi cura del collegamento tra passato e presente, spingono partecipanti, passanti e curiosi a proiettarsi insieme nel futuro. Dietro le quinte abbiamo trovato perugini e immigrati, profughi e disoccupati, artigiani e commercianti, tutti consapevoli del loro senso di appartenenza a questo posto. Tutti insieme al lavoro per restituire un certo tipo di vivibilità condivisa e “dare ossigeno”, come dice la signora Cinzia, non soltanto a una via o a un quartiere, ma alla città intera, a una Perugia che a volte sembra avere perso la propria identità, e che ora la può riscoprire anche e soprattutto grazie all’agire comune dei suoi abitanti.

Testo di David Montiel
Foto di Attilio Brancaccio