Vino e poesia

Illustrazione di Mariella Carbone

Vino e poesia

Vieni, vedi, leggi, sussurra, suona, decanta! Certe sere speciali in via della Viola (e dintorni)

Sorseggiando un bicchiere di vino in una sera di fine estate, qualcuno ha asserito per gioco: perché non organizziamo delle serate di lettura di poesie nel quartiere? L’idea è stata subitamente appoggiata con inaspettato entusiasmo.

Il prodromo si è compiuto a La Fame, ristorante sito in piazza del Duca, il 2 ottobre 2014. Poiché, in quei giorni, non si faceva che confrontarsi sulla problematica degli spazi dell’associazione Fiorivano le Viole, il tema scelto per la serata fu inevitabilmente lo Spazio. Una valigetta, rimediata per caso tra la spazzatura, divenne il contenitore ottimale da cui pescare testi poetici che il caso affidava al lettore, mentre degli indizi in rima lanciati di tanto in tanto dagli organizzatori davano l’avvio a una caccia alla poesia che stimolava i convenuti a muoversi nello spazio del convivio per rintracciare i versi nascosti da qualche parte dentro il locale. Alla luce del successo del primo incontro, si pensò bene di riproporre la serata in altra sede e così, a novembre, si decantavano poesie all’osteria Il Gufo e il tema guida era il Labirinto.

Oltre alla valigetta ricolma di testi, vi erano libri da consultare, un albero metalabirinto da poter seguire e tante persone raccolte, desiderose di ascoltarsi e di sperimentare il proprio sentire. In un angolo adatto all’osservazione, c’era Massimo Boccardini che, per tutta la serata, si è cimentato nei suoi acquerelli e, poiché particolarmente ispirato da ciò che intorno a lui stava accadendo, molti ne ha realizzati: un pensiero lo colpiva ed esso veniva trasformato in colpi di pennello, un verso lo intrappolava e diveniva un colore, un volto lo catturava e si tramutava in una storia narrata dall’essenzialità delle ombre e delle linee. I poeti, i lettori, i taciturni, gli esuberanti, i timidi e gli scettici sono diventati così i personaggi di piccole storie narrate con ironia dal gesto spontaneo e mordace di Massimo. Da qui, l’idea di raccoglierli tutti in un volumetto – che si può tuttora trovare presso la bottega di Massimo, in via Cartolari – attraverso il quale ripercorrere i momenti della serata e rammentare la metafora che ogni atto poetico racchiude.

A dicembre, rose rosse mutavano colore a La Lumera in un Girotondo di poesie e magie. A febbraio, si annusava la primavera alle porte e si declamava il Piacere.

Ad alcuni piace la poesia
Ad alcuni – cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dov’è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e non mi aggrappo a questo
come all’àncora di un corrimano.


Wistawa Szymborska

A marzo, si anelava di tornare nelle piazze, nelle strade, nei vicoli e il tema non poteva che essere la Pazza Folla.

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.


Alda Merini

Ad aprile, a vincere sono stati i Ritardi e i Non-sense. A giugno, sull’onda lunga del Festival di teatro di strada e Cirque Noveau Alchemika, il tema era obbligatorio, il Circo.

Il saltimbanco
Chi sono?
Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
follìa.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non à che un colore
la tavolozza dell’ anima mia:
malinconìa.
Un musico allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’ anima mia:
nostalgìa.
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
dinanzi al mio core,
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.


Aldo Palazzeschi

La forza e l’originalità di questi incontri è la convivialità e la spontaneità dei presenti, poiché nessuno è attore, nessuno spettatore, non c’è palcoscenico a dividerci, non ci sono costumi di scena, non ci sono voci che sostituiscono altre. La poesia non è morta e continua a far emozionare, soprattutto se condivisa.
Da ottobre a oggi, si sono svolte sette serate di Vino e Poesia, tutte inaspettatamente partecipate, con grande stupore degli organizzatori. L’intento è quello di organizzare eventi itineranti, a cadenza mensile, per i locali, le botteghe, le piazze, i vicoli del quartiere affinché il seme della poesia cresca in ogni luogo e si infonda in tutti coloro che desiderano accoglierlo.

Testo di Giulia Galdelli