Sotto gli stessi tetti

I progetti dedicati alle famiglie, tra scoperta della sessualità e escursioni nei boschi

In questo articolo vi parleremo del cammino intrapreso da Agenda Urbana in merito alla realizzazione e all’evoluzione di uno dei suoi progetti a sfondo sociale. L’area di intervento del Lotto 2 ha avuto come obiettivo lo sviluppo della cultura familiare come importante risorsa sociale, prevedendo il ruolo attivo delle associazioni presenti nel territorio nel promuovere aggregazione e socialità e sostegno alle famiglie.

“Città Famiglia” è il nome del Centro famiglie che ha visto protagoniste le associazioni del territorio in co-progettazione con il Comune di Perugia, con un gruppo di lavoro formato dal capofila Acli sede provinciale di Perugia, dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, dall’associazione Respect, dal Movimento per la vita e dal consultorio La Dimora.

Ognuno degli enti coinvolti si è occupato di interventi mirati ma in sinergia con gli altri, apportando in maniera strutturata ma dinamica il proprio ausilio per il conseguimento dei risultati: dal servizio di informazione e orientamento alle consulenze specialistiche fino all’organizzazione di workshop e seminari formativi, incontri tematici e animazione territoriale. 

Il Family Hub ha iniziato ufficialmente la sua attività nel maggio del 2021 nella sede Acli di via Sicilia 11 in cui si svolgevano già da tempo attività rivolte alle famiglie, come il supporto nella compilazione di domande per l’accesso ai vari contributi e agevolazioni fiscali e nella preparazione di tutte le pratiche relative alla previdenza sociale e alla tutela dei cittadini.

Grazie ai fondi di Agenda Urbana e all’azione combinata dei soggetti partecipanti, nell’arco temporale di quasi un anno e mezzo il raggio d’azione ha potuto espandersi sia come progetto che come spazio fisico, arrivando alla realizzazione della nuova sede del Family and Community Hub in via Diaz: accade nella primavera di questo anno e per tutti coloro che hanno investito con impegno e costanza sembra essere una specie di rinascita.

 

Il Family and Community Hub

I propositi non cambiano ma fioriscono nuovi progetti all’insegna di uno scopo condiviso, quello di far convergere e coesistere tutte le attività dei vari lotti di intervento di Agenda Urbana.

Elisabetta Mazzeschi, project team di Città Famiglia, mi descrive una serie di servizi, attività e corsi gratuiti del Family Hub rivolti a tutti i cittadini: gli sportelli di mediazione familiare e informazione sulle dipendenze, i corsi di italiano per stranieri, il centro di ascolto Caritas e tanti altri.

Nello specifico, l’associazione Famiglie Numerose, coordinata da Sarah e Vincenzo Aquino, si occupa di workshop formativi dedicati a famiglie, bambini e ragazzi con attività afferenti a diverse tematiche mentre Alessandra Pauluzzi è la responsabile dello Spazio laboratorio e dell’Animazione territoriale.

Importanti sono anche le attività del coworking associativo gestito da Respect aps che realizza incontri con associazioni e professionisti del terzo settore per sviluppare strategie condivise di risposta ai bisogni concreti delle famiglie del territorio, attivando una sinergia con associazioni territoriali che si occupano di progettazione e bandi.

Oltre alle realtà associative non manca l’impegno di enti partner terzi quali il consultorio familiare La Dimora, che organizza e offre laboratori per bambini e consulenze specialistiche, e l’organizzazione di volontariato Movimento per la Vita di Perugia, impegnata  nella gestione dei due servizi per le mamme e donne in gravidanza, mettendo a disposizione competenza e professionalità nel supporto alla gravidanza e al periodo post parto, implementando servizi e incontri rivolti alle donne sul tema della fertilità.

Sono tante le attività che Città Famiglia ha intrapreso con entusiasmo e dedizione ma riporteremo di seguito quelle che, confrontandoci, ci sembrano alcune tra le più interessanti e coinvolgenti di questi due anni scarsi.

Mamma e figlia

Il 21 e 28 maggio scorsi presso il Family Hub di Madonna Alta si sono tenuti i laboratori gratuiti per le mamme e le figlie preadolescenti, organizzati specificamente per affrontare il delicato tema della crescita personale attraverso la condivisione di esperienze e la scoperta di nuovi linguaggi.

La coordinatrice di Anfn Sarah Aquino, nel descrivermi le tre tematiche specifiche quali il diventare donna, la sessualità e l’affettività, sottolinea anche le modalità in cui esse vengano affrontate: “Non si tratta di lezioni frontali o di teorie nozionistiche ma di un vero e proprio laboratorio in cui mamma e figlia possano raggiungere lo stesso livello di consapevolezza e dialogo. Lo scopo è quello aprire una finestra comunicativa tra la mamma che ha già vissuto la sua esperienza e la figlia che si accinge a intraprendere questo complesso e meraviglioso mondo della crescita, attraverso l’acquisizione di un ‘linguaggio’ comune che assicuri una maggiore condivisione in modo sereno e armonioso”.

L’area tematica relativa alla trasformazione del corpo femminile e alla sessualità ha previsto nello specifico l’utilizzo di disegni e rappresentazioni tridimensionali con oggetti e materiali di diverso tipo per facilitare la comprensione del ciclo mestruale, degli organi genitali femminili e maschili, del meccanismo dell’ovulazione e del concepimento. Il percorso formativo è guidato da insegnanti del metodo naturale “Billings”, sviluppato in Svizzera e inerente lo sviluppo del corpo e della persona in età prepuberale con lo scopo di sostenere le mamme a coltivare un dialogo appropriato e sereno intorno alla femminilità delle figlie che si incamminano verso un periodo di grandi cambiamenti.

Anche gli argomenti riguardanti l’area dell’affettività sono stati trattati in un modo ludico-creativo mediante il coinvolgimento delle ragazze nel ricreare, tramite disegni e rappresentazioni visive simboliche, l’insieme delle loro percezioni, sensazioni e emozioni che ruotano intorno ai sentimenti dell’amicizia e dell’amore. Questo approccio ha permesso di rendere partecipi mamme e figlie e di affrontare gli argomenti in modo inusuale e divertente.

A parlarmi della sua esperienza condivisa insieme alla figlia è Lia: “Miriam è la più piccola dei miei tre figli, ha dodici anni e tra lei e i suoi fratelli ci sono un bel po’ di anni di differenza perciò per certi aspetti sembra essere cresciuta come figlia unica. Senza dubbio ho avuto la possibilità di dedicarle più tempo anche se credo che forse le sia mancata la bellezza della condivisione e del sostegno tra fratelli. Perciò ho deciso di partecipare insieme a lei ed è stato davvero interessante. È stata un’occasione piacevole di confronto e approfondimento, uno scambio che non è terminato in quella sede ma che è continuato anche successivamente. Siamo uscite insieme e ci siamo abbracciate più spesso, ci siamo dedicate dei momenti per noi, fuori dai soliti contesti familiare e scolastico che spesso permeano la routine e che non sempre riescono a rispondere ai rispettivi bisogni. Miriam e la sua amica presente al corso vorrebbero partecipare anche al programma Teen Star e sono ansiose di aspettare ancora qualche anno. Ah, le ragazze!”

Padri e figli

Il percorso Padri-Figli è un’iniziativa gratuita strutturata in due momenti, il seminario “Paternità ritrovata” rivolto ai soli padri e un’escursione guidata padri-figli “Nel bosco con papà”. Due esperienze in due giornate diverse ma caratterizzate da un filo comune, condotte dallo psicologo-psicoterapeuta Filippo Mazzi, esperto in psicoterapia di coppia e familiare e mediazione familare nonché presidente del Centro Co.Me.Te Perugia, specializzato nella cura delle famiglie e delle coppie in difficoltà.

Il seminario si è tenuto il 18 marzo scorso presso l’oratorio di San Sisto e ha previsto una riflessione in merito al senso della paternità e della funzione del padre nelle varie fasi della crescita dei figli. Nello specifico Filippo Mazzi ha optato per una presentazione non troppo teorica del workshop, articolando i vari temi in chiave trigenerazionale: i padri si sono ritrovati a riflettere sulla propria esperienza di paternità ricevuta, su quella immaginata e infine su quella esperita dai rispettivi figli.

Proprio in riferimento all’ultimo step, attraverso l’escursione “Nel bosco con papà”, Mazzi ha volutamente creato un continuum esperienziale coinvolgendo i figli dai sei ai diciotto anni in cui ci potesse essere uno scambio partecipato di percezioni e considerazioni da entrambe le parti. La passeggiata, avvenuta presso il Monte Tezio il 7 maggio e iniziata con una caccia al tesoro, ha previsto un secondo momento in cui ai figli è stato chiesto di disegnare delle immagini proiettive e delle parole che riflettessero qualità e difetti dei padri, seguito poi da un tempo di condivisone. Oltre alla bellezza della natura a fare da contorno, sia padri che figli sono stati proiettati in un cammino “anomalo” fatto di dialogo e confronto, una nuova percezione di se stessi rispetto all’altro, effetti sorpresa e divertimento. Il tutto terminato con una grigliata. Attraverso il “feedback correttivo” dei figli anche i padri hanno avuto la possibilità di mettersi in discussione e mettere in discussione tutto quello che nel tempo/spazio frenetici della vita quotidiana tendono, spesso inconsapevolmente, a dare per scontato.

In merito a questi aspetti Mazzi mi spiega come, a volte, il ruolo del padre in alcune famiglie è confinato a funzioni meramente “operative” e che la donna, che nell’ambito domestico si relaziona maggiormente con i propri figli, è più abituata a un ascolto empatico: “Non sempre accade questo e le esperienze sono diverse le une dalle altre ma nel mio lavoro di psicoterapeuta mi accade spesso di imbattermi in questo tipo di dinamiche; alcuni genitori si sentono poco ascoltati e non riflettono sulla possibilità di adottare un ‘linguaggio’ che meglio si conformi a quello tipicamente infantile o adolescenziale e i padri sono coloro che più lamentano problematiche del genere. Mi sembrava opportuno ricreare uno spazio/tempo lontano e diverso dalla quotidianità dedicato proprio a loro”.

Filippo Mazzi mi racconta come questo percorso abbia avuto una forte partecipazione, delle risposte positive riguardo al potenziamento dei rapporti relazionali tra padre e figlio e della volontà di progettare al più presto lo stesso tipo di iniziativa anche per le madri: “Nel mio piccolo ritengo necessario da parte delle istituzioni un potenziamento di servizi e progetti gratuiti e ‘preventivi’  come questi a cui Città Famiglia risponde con grande passione e determinazione, poiché la richiesta dei cittadini e delle famiglie, specie se in difficoltà economiche, è sempre maggiore e noi privati non siamo in grado di farle fronte”.

Per approfondire maggiormente questa iniziativa ho voluto ascoltare la testimonianza di Simone, che insieme ai suoi tre figli Benedetta, Elisabetta e Lorenzo, ha partecipato alla passeggiata.

“Non è facile essere genitore e spesso non si ha il tempo giusto per ascoltare le richieste e i bisogni dei propri figli. Noi adulti diamo troppo spesso tante cose per scontate e cerchiamo di ragionare solo con la nostra testa senza metterci nei panni dei bambini e dei ragazzi. Siamo pigri, immersi nel nostro mondo e sopraffatti dal lavoro; spesso ci dimentichiamo della bellezza del gioco e di tutti gli aspetti più ‘leggeri’ del mondo dei ragazzi e anche questo è un motivo di incomprensioni. Potrei farti mille esempi di vita quotidiana in cui ci si scontra anche per futili motivi perciò credo che questo percorso mi abbia fatto riflettere su tante cose. Anche i miei figli sono entusiasti di aver partecipato, è stato davvero divertente, soprattutto perché la giornata è stata improntata sul gioco e sul divertimento. Ho avuto modo, tramite i disegni fatti da loro, di capire come mi percepiscono e per alcuni aspetti è stato sorprendente. Ero molto curioso di scoprire cosa pensassero dei miei difetti, mi chiedo spesso se sono un buon padre, forse perché io un padre non ce l’ho avuto. In questa esperienza ho capito l’importanza non solo di ascoltare i propri figli ma della loro necessità di conoscere anche le nostre storie, il nostro passato da figli, di vederci sotto un’altra prospettiva. Fondamentalmente i problemi con i ragazzi sono sempre gli stessi che avevamo noi in passato, nonostante le mille differenze e complicazioni; di fatto dobbiamo ricordarcelo per cercare di migliorare il nostro rapporto e di abbattere quei muri che a volte erigiamo solo per paura e insicurezze. Questa esperienza dovrebbero farla anche le madri, oberate di lavoro non solo domestico, per avere il tempo giusto per se stesse e fermarsi a riflettere, anche se credo fermamente che le donne già lo facciano tutti i giorni, molto meglio di noi uomini”.

Simone mi congeda dicendomi che per lui questa giornata è stata come una “dose” di euforia, una boccata d’aria insolita, non solo occasione di aggregazione e confronto anche con gli altri padri ma sopratutto un ottimo spunto di riflessione per i giorni successivi. Nel frattempo, Lorenzo, Elisabetta e Benedetta non vedono l’ora di partecipare di nuovo.

Teen Star: Il sesso come consapevolezza e crescita tra i giovani

A marzo 2022 l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose Umbria (Anfnu) ha presentato il programma educativo Teen Star ai genitori dei ragazzi partecipanti, tutti tra gli 11 e i 13 anni. L’acronimo inglese ‘Star’, che tradotto significa ‘Educazione Sessuale in un contesto di Responsabilità Adulta’, già esemplifica la tematica del corso che si è svolto in dodici sessioni, tra aprile e maggio, alla Caritas di Perugia.

La metodologia educativa del programma, formulata in ambito universitario negli anni ’80 e applicata oggi in 56 Paesi, viene adattata alle necessità specifiche dei giovani partecipanti, andando incontro alle diverse fasi della loro età evolutiva. L’educazione alla sessualità e all’affettività è pensata, nel programma Teen Star, come un processo di graduale conoscenza dei propri ritmi biologici e di scoperta del proprio corpo. La sessualità viene spiegata dai tutor formati sul metodo come una dimensione identitaria, che non può essere intesa unicamente come genitalità, seguendo l’idea per cui la fisiologica pulsione sessuale, grazie a un’acquisita consapevolezza, può diventare per i giovani una componente di crescita relazionale e affettiva.

Sarah Aquino è una tutor qualificata sulla metodologia: “Quando ci siamo relazionati coi ragazzi sono risultate immediatamente chiare due cose. Prima di tutto, quanto sia alto il loro bisogno di ricevere una guida da parte degli adulti, e in secondo luogo quanto le informazioni a loro disposizione, ricavate dai social e dal rapporto tra pari, siano lacunose. Per i giovani è una scoperta sapere che la differenza tra maschi e femmine non risiede solo nella diversità genitale, ma anche neurologica. Durante ogni sessione hanno poi imparato un elemento aggiuntivo sulla sessualità, dal concepimento fino alle malattie sessualmente trasmissibili”. 

I tutor del programma hanno reso fruibili gli argomenti del corso attraverso strategie didattiche votate all’interazione, quali i giochi di ruolo e l’utilizzo di materiale multimediale, abbandonando l’impostata lezione frontale per perseguire un metodo induttivo. Ha spiegato Sarah: “Non abbiamo fornito nessuna nozione ai ragazzi durante gli incontri, non abbiamo indicato una ‘giusta’ via da seguire. Abbiamo semplicemente innescato delle riflessioni su che tipo di amore facesse al caso di ogni partecipante, e sull’atteggiamento che questi preferiva adottare rispetto al proprio corpo”.

Mariangela Musolino racconta: “Il primo incontro conoscitivo con i genitori è stato fondamentale affinché capissimo come i tutor avrebbero approcciato questi temi sensibili coi nostri figli. È stato interessante comprendere come veniva adoperata questa metodologia psico-emotiva, volta a valorizzare e a dare dignità a una sfera così importante della persona come la sessualità”. La figlia, che rientra tra i venti ragazzi e ragazze che hanno preso parte agli incontri, ha aggiunto: “Prima o poi questi sono temi da affrontare, e farlo insieme a ragazzi della mia età è stato bello. Con loro ci sentiamo ancora, è rimasta un’amicizia”.

Articolo di Marta Poli e Ivana Finocchiaro