Perugia, Africa

Foto di Andrea Zizza

Perugia, Africa

L'ong Tamat e il gioco da tavolo Injawara

È molto difficile far capire ai giovani quali criticità vivono altri Paesi, quali differenze esistono tra il Nord e il Sud del mondo. Proprio per questo motivo cento persone tra i sedici e i trent’anni hanno lavorato e gareggiato in sei Paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Cipro, Lituania e Bulgaria) per creare Injawara: un gioco (da tavolo e on-line, disponibile sulla piattaforma BoardGameArena.com) che utilizza i principi alla base dei diritti umani come terreno dove far crescere la capacità di cooperare tra gruppi informali. Il gioco si rivolge a persone capaci di mettere a frutto i risultati delle conoscenze che ne scaturiscono, e si sviluppa attorno al principio della cooperazione, partendo dal presupposto che non si gioca gli uni contro gli altri, ma tutti uniti contro il gioco stesso. Per risolvere i vari problemi posti è necessario rispondere ad alcune domande riguardanti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’Onu. L’attività in Umbria è iniziata nel gennaio 2013, e si è sviluppata tramite incontri con associazioni giovanili e cooperative sociali, workshop e laboratori di sensibilizzazione sull’intercultura e la cittadinanza mondiale, dibattiti via Skype e social network dei Paesi protagonisti con rappresentanze giovanili attive in Africa, produzione di materiale informativo e di sensibilizzazione.

L’idea parte dalla necessità di incrementare la consapevolezza sugli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio adottati delle Nazioni Unite, sviluppata da sei ong capeggiate dalla italiana Tamat di Perugia. Intercultural Joint Awareness Raising-In.J.Awa.Ra è un progetto biennale (2013-2015) cofinanziato da EuropeAid. Durante il progetto sono stati organizzati dei tornei a cui hanno partecipato più di trenta squadre, ragionando e discutendo sui vari quesiti proposti dal gioco, cercando di ottenere il punteggio più alto. Per noi l’obiettivo principale è stato, invece, quello di portare i giovani a dibattere su questioni che spesso non considerano perché le ritengono distanti, non importanti. Quello che ci ha colpiti è stata la reazione dei ragazzi: in un primo momento ragionavano in modo razionale e distaccato sui quesiti posti, ma realizzando quali difficoltà hanno molte persone – anche loro coetanei – nel mondo. D’altronde come rispondereste se vi chiedessero quanti medici operano in Etiopia ogni 36mila abitanti? Uno, dieci o cento?
Riflettere sulle condizioni dei Paesi in via di sviluppo è ciò che il gioco vi costringe a fare, e ciò per cui è stato creato. Fondamentalmente la parte importante è proprio quella in cui si discute di questo. L’importanza del lavoro svolto emerge quando un ragazzo al termine della sua competizione dice: «Sai, eravamo venuti qui per giocare a un gioco da tavolo e fare quattro chiacchiere, ma poi ti trovi di fronte a una birra a discutere di problemi che ti toccano, anche se non riguardano te, problemi a cui non avresti mai pensato». Forse, Injawara non è solo un gioco…
Tutti in Gioco-Injawara è invece il titolo del festival organizzato a Perugia da Tamat insieme a varie associazioni partner per diffondere tra la cittadinanza i risultati del progetto. Il 24 e il 25 gennaio scorsi, all’interno della Rocca Paolina, sono state allestite mostre, organizzati workshop e tenute importanti conferenze sull’attività di cooperazione svolta da Tamat in questi anni, ma si è avuto anche il tempo per ascoltare della buona musica. I molti visitatori hanno apprezzato le mostre organizzate da Amnesty International e Greenpeace, ma hanno anche potuto partecipare agli splendidi workshop organizzati da Re.Leg.Art – cooperativa sociale il cui scopo è l’inclusione al lavoro di persone svantaggiate – e dall’associazione Fiorivano le Viole. Si è potuto giocare con i ragazzi di Hydragames che hanno collaborato anche alla creazione del gioco di Injawara e alla creazione del gioco da tavolo di Libera, incentrato sulla campagna “no-slot”, portata avanti dall’associazione e presentato proprio durante l’evento stesso. Media partner sono stati la web-radio di Spello DotRadio e quella dell’ateneo perugino RadioPhonica. Oltre alla funzione di coordinamento tra le attività in programma, Tamat, ha anche allestito una propria mostra su alcuni progetti in Mali e Burkina Faso. Durante l’evento infatti è stata organizzata una conferenza relativa ai progetti che Tamat ha portato a termine nella regione saheliana grazie al supporto finanziario della Regione Umbria e della Chiesa Valdese.

Testo di Andrea Zizza