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Il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la valorizzazione dei beni comuni urbani” del Comune di Perugia nasce il 6 febbraio 2017 con delibera consiliare, inserendo ufficialmente il capoluogo umbro nella lista dei Comuni aderenti ai regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni.

Il Regolamento intende dare vita a una più ampia partecipazione e attività da parte dei cittadini, chiamati a diventare “soggetti attivi” all’interno della propria comunità. Tra i principi fondamentali ci sono quelli di solidarietà, trasparenza, responsabilità e sostenibilità, e nel Regolamento viene riconosciuta una forte congiunzione tra il diritto di partecipare alla cura dei luoghi di vita e il diritto all’eredità culturale.
Il Comune, in questo quadro, diventa promotore dell’incontro tra soggetti diversi, al fine di “mettere insieme saperi, coordinare progetti, creare un linguaggio comune per le politiche culturali della Città”.

Nel Comune di Perugia sono stati attivati, nel 2019, diversi patti di collaborazione per la cura condivisa dei beni urbani, tra cui possiamo citare il patto per un intervento di valorizzazione del “PalaBarton”, il patto per la realizzazione di un progetto di valorizzazione del Parco Sant’Angelo, il patto per un intervento di manutenzione in uno spazio verde di Viale Roma. L’ultimo, nel 2020, è un patto di collaborazione per l’intervento di valorizzazione di un tratto di strada di Piaggia Colombata insieme alla società “Residenza Fuori Le mura”.

Oggi i Regolamenti sull’amministrazione condivisa dei beni comuni si stanno diffondendo in tutta Italia, con l’intento di rinforzare e rendere effettivi il principio di sussidiarietà orizzontale e il modello dell’amministrazione condivisa. Nell’estendersi, questi patti hanno sviluppato dei caratteri innovativi con delle enormi potenzialità di progresso. I patti, infatti, sono diventati oggi dei veri e propri strumenti attraverso cui generare innovazione sociale e welfare di comunità, grazie anche alla caratteristica di essere patti “aperti”, ossia pluriattoriali.

Un altro aspetto sicuramente innovativo è quello di includere percorsi di “formazione condivisa” come “bene comune sociale capace di trasformare i bisogni, che generano la condivisione tra soggetti civici e città, in occasioni di cambiamento”. La città mette a disposizione i saperi e le competenze di tutti i soggetti civici, creando una collaborazione con le scuole e con gli istituti universitari per l’organizzazione di “interventi formativi, teorici e pratici, su tematiche inerenti i beni comuni e l’ecologia del governo del territorio rivolti alla cittadinanza, alle studentesse e agli studenti”.

Gli interventi programmati per Agenda Urbana saranno sicuramente un’occasione preziosa per rilanciare lo strumento dei patti di collaborazione, anche alla luce delle innovazioni che li hanno recentemente caratterizzati, creando così nuove opportunità e prospettive di sviluppo nella cura del bene comune.




Silvia Scarafoni