Terra Libera

Terra Libera

Dai terreni confiscati a Pietralunga alle attività nelle scuole. I progetti dell'associazione di don Ciotti in Umbria

C’è un terreno a Pietralunga, piccolo comune del nord-est dell’Umbria, che apparteneva
alla famiglia De Stefano, una delle ‘ndrine più potenti di Reggio Calabria. Quasi cento
ettari di terra, per lo più ricoperti da bosco, ma in parte anche coltivabili, tanto che presto
ci cresceranno patate. E a piantarle saranno le ragazze e i ragazzi di Libera, che ormai da
oltre un anno, in collaborazione con il Comune di Pietralunga, si prendono cura del bene
(il primo in Umbria) confiscato alla ‘ndrangheta e restituito alla collettività.
Bisogna partire da qui, dall’impegno concreto sui terreni sottratti alle mafie, per raccontare
Libera, associazione di nomi e numeri, che anche in Umbria rappresenta ormai
una realtà radicata e diffusa, tanto da aver recentemente “battezzato” il suo decimo
presidio, quello formato da ragazze e ragazzi dell’ateneo di Perugia e intitolato alla studentessa
fiorentina, vittima di ‘ndrangheta, Rossella Casini. Presidio che si aggiunge
a quelli territoriali di Perugia (“Antonio Montinaro”), Terni (“Antonino Agostino e Ida
Castelluccio”), Foligno (“Caterina Nencioni”), Alto Tevere (“Rocco Gatto”), Marsciano
(“Peppino Impastato”), Spoleto (“Angela Fiume”), Gubbio (“Rita Atria”), Orvieto (“Angelo
Vassallo”) e a quello tematico della scuola (“Giuseppe Rechichi”).
Ogni presidio ha il nome di una vittima, perché coltivare la memoria è appunto uno dei
compiti che Libera si è posta (e il 21 marzo, giornata della Memoria, l’associazione ricorda
tutte le oltre novecento vittime innocenti delle mafie a oggi conosciute). L’altro compito
è quello della “corresponsabilità” – termine tanto caro a don Luigi Ciotti, fondatore
e presidente dell’associazione -, che vuol dire sentirsi responsabili della difesa e della
promozione di legalità e giustizia sociale. Un concetto che sul territorio si traduce molto
concretamente in un’attività intensa di sensibilizzazione, informazione e formazione, in
modo particolare nelle scuole, dove Libera costruisce ogni anno progetti didattici che
coinvolgono migliaia di studenti in tutta l’Umbria.
Poi ci sono le tante campagne che l’associazione – che vale la pena ricordare è una rete
formata da altre associazioni, oltre che da singoli cittadini – promuove. Tra le più recenti
c’è “Riparte il futuro”, campagna rivolta alla politica e alle istituzioni per chiedere trasparenza
e impegno nella lotta alla corruzione. Campagna che però, in Umbria, in occasione
della recente tornata elettorale, ha riscosso scarso successo, tanto che solo sedici candidati
sindaco in tutta la regione hanno aderito alle richieste dell’associazione.
Poi c’è “Miseria Ladra”, campagna nazionale contro tutte le forme di povertà, che si lega a
doppio filo con la battaglia condotta da Libera contro il gioco d’azzardo patologico (che
non è ludopatia, perché non è il gioco a far male, ma l’azzardo appunto) e gli interessi
enormi delle mafie a esso collegati. A Perugia, l’associazione ha costruito una mappa dei
bar senza slot e ha cominciato a dar vita ai cosiddetti slot-mob, iniziative conviviali in quegli
esercizi che hanno rinunciato a ospitare le terribili macchinette mangiasoldi.
Ma gli attivisti di Libera si sentono soprattutto sentinelle sul territorio. Perché la presenza
delle mafie o anche più semplicemente la “mafiosità” di certi comportamenti non è più
da tempo un’esclusiva delle regioni meridionali. Quindi sensibilizzare, denunciare, creare
anticorpi sociali e costruire competenze comuni sono elementi cardine dell’antimafia
sociale di Libera.

Testo di Fabrizio Ricci
Foto di Francesca Boccabella