I frutti buoni della terra

I frutti buoni della terra

Centro diurno per soggetti autistici, fattoria sociale e agriturismo. La scommessa della Semente

La campagna bassa tra Spello e Cannara è una terra ricca. La corona degli Appennini presidia lo sbocco a Oriente, dall’altra parte si increspano i primi colli verso Perugia. Qui è tutto un rincorrersi di coltivazioni, allevamenti e agriturismi, la mano dell’uomo si vede e si sente, ma l’armonia non ne risulta sfigurata. Se c’era un posto dove doveva nascere un’esperienza come quella della Semente, questo era il posto perfetto.

Cinque anni fa Andrea Tittarelli, una laurea in Scienze Sociali e studi specialistici in fundraising, ha cominciato a scrivere la storia che siamo in procinto di raccontarvi. Una storia che nel tempo si è arricchita di numerosi compagni di viaggio, una storia molto bella, e che continuerà a lungo. L’idea di base era quella di costruire uno spazio riservato a una decina di donne e uomini affetti da autismo. Un centro diurno semi-residenziale dove gli utenti potessero simulare in tutto e per tutto l’attività di un agriturismo. Niente più laboratori o esercizi fini a se stessi, ma un continuo investimento di energie emotive e intellettuali in qualcosa di organico, funzionale, potenzialmente produttivo.

La struttura è nata grazie al sostegno dell’Unione Europea, della Regione – che ha concesso in comodato d’uso gratuito una vecchia proprietà rurale da ristrutturare – e di molti altri soggetti pubblici e privati, con una gestione affidata alla sezione umbra dell’ANGSA, l’Associazione nazionale genitori soggetti autistici. Ne è seguito l’accreditamento con le Asl locali, e nel 2011 è arrivato il momento di partire. I dodici utenti, per lo più appena usciti dalle scuole superiori, sono seguiti dal lunedì al sabato dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio. Vengono da tutta l’Umbria, uno addirittura dalla Sicilia, con la famiglia che ha preso armi e bagagli e si è trasferita sulle colline umbre. C’è una cucina, una sala da pranzo, un ufficio, una camera da letto doppia per l’accoglienza, ci sono la stanza del free time, la palestra e i laboratori di carta e ceramica. I ragazzi, seguiti da nove operatori, lavorano seguendo il metodo TEACCH, improntato alla pratica, all’imparare facendo e sbagliando. E giorno dopo giorno le cose funzionano sempre meglio.

Il secondo, grande passo della Semente è la cooperativa agricola sociale omonima nata nel 2014. Cinque soci in tutto, due dei quali svantaggiati provenienti dall’esperienza al centro diurno, tre ettari di terra per la coltivazione di ortaggi e frutta certificata bio e per l’allevamento di galline ovaiole e alpaca. In sette mesi la produzione è arrivata a saturazione, grazie a un GAS che serve circa settanta famiglie, a partire da quelle di operatori, utenti e collaboratori vari. E presto arriverà un altro salto di qualità: a gennaio aprirà un agriturismo vero e proprio.

La Semente, che insieme ad altre aziende e istituzioni locali ha costituito un Distretto rurale di economia solidale, è riuscita a crescere grazie a una mentalità capace di coniugare visione sociale e imprenditoriale. Saltano subito agli occhi la bellezza degli spazi e il rigore dell’organizzazione, così come la pianificazione di Tittarelli, che attualmente ricopre il ruolo di presidente della cooperativa. L’obiettivo di fornire agli utenti un modello di vita stimolante e fruttuoso, di farli sentire parte integrante di una comunità che del loro lavoro ha bisogno tanto quanto loro ne hanno del lavoro degli altri, si sposa inevitabilmente con la necessità di produrre ricchezza. L’impresa funziona, come senz’altro funzionerà anche l’agriturismo, ma molte delle risorse a cui la Semente ha attinto provengono dall’attività di fundraising. Che porta nelle casse della cooperativa non meno di centocinquantamila euro all’anno. Pure qui si tratta di una scelta oculata: in un ufficio di Bastia Umbra, pochi chilometri più in là, c’è una ragazza che si occupa a tempo pieno del reperimento fondi, portato avanti con gli strumenti più vari.

I soldi servono, quasi sempre, e il sociale non può vivere solo sulle spalle dello Stato. L’esperienza della Semente è ibrida, perché del sostegno pubblico c’è bisogno eccome ma al momento di posizionarsi sul mercato non c’è stato alcun indugio. Anzi, il centro diurno è nato già nella prospettiva di poter inserire alcuni dei suoi utenti nella cooperativa agricola. E loro, gli utenti, detto con tutte le premure del caso, sembrano beneficiare davvero della logica che sta alla base della struttura. “I ritmi della terra e della natura sono ideali per un soggetto autistico”, dice Tittarelli. “La campagna vive di gesti semplici e ciclicità. Per i nostri ragazzi è un modello di vita perfetto”.

La Semente

Testo di Giovanni Dozzini