Musica sulla fiducia

Musica sulla fiducia

Siamo stati a un secret concert di Dellera nella campagna perugina. Vi raccontiamo l’effetto che fa

La mail arriva alle quattro del pomeriggio, come promesso. Le indicazioni sono dettagliate, ma basterebbe anche solo il nome, perché questo posto, a Perugia, lo conoscono più o meno tutti, tutti sembrano avere qualche amico che nel corso degli anni c’ha vissuto, a tutti è capitato di passarci un po’ di tempo, a bisbocciare. Casa Camilla è una casa colonica a metà tra la strada dei Loggi e Piscille, piena campagna anche se le mura della città torreggiano appena cinque minuti più su. Uno di quei posti dove arrivi con un semplice invito a pranzo e ti ritrovi un concerto di contrabbassisti girovaghi nell’orto. Un posto dove ti senti a casa, anche se ci sarà sempre un ospite che non conoscevi prima, venuto da chissà dove e chissà con quale storia alle spalle. Google Maps a più d’uno manco serve, quindi, anche se molta gente verrà da Foligno, dove tutto è nato un paio d’anni fa, dove tutto continua a essere pensato e organizzato.

Formato Ridotto Live è un appuntamento al buio con la musica. È una questione di fiducia. Dietro ci sono cinque ragazzi intorno ai trent’anni, tutti folignati, che a un certo punto hanno deciso di mettersi insieme per costituire una vera e propria società. Si chiama Argilla Eventi e Comunicazione, e i secret concert forse sono solo la parte più divertente del lavoro. Concerti segreti, sì: uno comincia a seguire la programmazione sul web, tra il sito e Fb, o dove altro capita, magari pure sui giornali, e appena viene fuori la notizia di una nuova data può iscriversi. Al buio, appunto. Si sa quando sarà, si sa a grandissime linee dove sarà, si sa che pagando una certa quota si potrà anche mangiare qualcosa e bere a piacimento. Tutta roba buona dei dintorni, di produttori locali che fanno da sponsor. Stavolta, la prima dopo una quindicina di eventi nel Folignate, la serata è prevista nei dintorni di Perugia. Ma solo alle quattro del pomeriggio di lunedì 12 ottobre, anzi alle quattro e quattro minuti, gli iscritti hanno saputo che il luogo segreto era Casa Camilla. Si cambia sempre, chiunque può proporre casa propria, poi sta a loro, ai ragazzi, dare un’occhiata e vedere se va bene o no. Servono gli spazi e lo spirito giusti, a tutto il resto pensano loro.

La gente arriverà tra le nove e le nove e mezza, il concerto comincerà verso le dieci. Alle otto in realtà è già quasi tutto pronto. I cestini di cartone con gli stuzzichini all’ingresso, l’amplificazione e gli strumenti in un angolo del salone, settanta cuscinoni grigi disseminati tra pavimento e scale. I musicisti sono al piano di sopra, a mangiare salumi e formaggi sul terrazzino, ma il segreto finisce già sulle pareti di sotto, dove campeggia qualche locandina col nome dell’ospite di giornata. È Roberto D’ellera, ovvero Dellera, uno di nome e di sostanza, considerando che di mestiere, oltre a tirar fuori ogni tanto qualche disco solista, fa il bassista degli Afterhours. Con lui e la sua chitarra stasera ci saranno la batteria e la pianolina di Lino Gitto, ma intanto i padroni di casa, in cucina, se la ridono spiegando quanto li diverta la situazione. Sono tre su sei, oggi, Giorgia e Iole e Palmer, e hanno rinunciato alla loro intimità domestica già da parecchie ore. Ma sono contenti, certo, dicono qualcosa rigidi alla telecamera, brindano un po’, e osservano la gente sciamare dentro poco a poco. Peraltro in questa casa funziona così più o meno sempre, le feste si sprecano, si materializzano estranei, si fanno conoscenze, si suona e si mangia e si beve insieme.

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Gira un vecchio disco dei National e ognuno si prende il suo cestino, si addentra in casa con circospezione, perché in quest’adunata a occhi chiusi si avverte qualcosa di oltraggioso, dapprima, l’invasione di uno spazio altrui è nei fatti. Però è tutto orchestrato alla perfezione, il percorso, le luci, il violino e le chitarre dei National, in un attimo ci si sente accolti. Il vino e la birra sono oltre l’angolo, in un altro angolo, e sono buoni. Non ci si serve da soli, come non c’è possibilità di assaltare tavoli imbanditi di cibo: prima di tutto viene la musica, verrà la musica. La differenza coi club e coi locali passa anche e forse soprattutto da questo.

I ragazzi che riempiono il salone nell’attesa, perugini, folignati, tutti tra i venticinque e i quarant’anni, bene o male, gente che un po’ si conosce e un po’ no, gente che là fuori bazzica o bazzicava gli stessi posti o posti diversi, perché questa roulette russa mette insieme curiosità e animi diversi, i ragazzi insomma si stringono l’uno contro l’altro e si adeguano all’atmosfera sobria, da penombra dei sensi. Non si sgomita per bere e per mangiare, non si parla ad alta voce, nessuna risata sguaiata. L’ingresso in scena di Dellera, che spunta con Gitto dalla stanza là dietro, zeppa di roba e libri, e con una motocicletta nera e gialla piantata nel mezzo come in un teatro dell’assurdo, mozza un po’ il fiato perché non tutti hanno capito chi sia. Lui stesso, confessa, questa cosa della sorpresa non la sapeva. Aver gente non venuta apposta per lui gli fa strano. E gli piacerà.

Il concerto fila, l’amplificazione ogni tanto inciampa ma Dellera abbozza, la butta sul ridere, e quando serve si ferma a rispondere alle domande del giornalista che nel format ha il compito ingrato di chiacchierare coi musicisti tra una manciata di canzoni e un’altra. Ingrato perché la cosa che riesce meglio ai musicisti è suonare, e quando si tratta di parlare certe volte nascondono il disagio dietro il gusto della sottile e garbata presa in giro, sapendo che il pubblico, un centimetro più in là, in questi casi è benevolo per definizione. Qualche confidenza Dellera la regala, anche se ne regalerà di più preziose dopo, probabilmente, alle due di notte, mentre aspetta con Gitto che il fuoco faccia il suo corso sulle bistecche richieste per chiudersi lo stomaco come si deve. I concerti di Formato Ridotto, o perlomeno questo, vanno così, chi suona e chi ascolta in fondo sono ospiti alla stessa stregua, e quindi gli capita di incrociarsi, sfiorarsi o farsi un cicchetto insieme in cortile, sotto i filari di lumi o le fronde scure.

La notte potrebbe finire a mezzanotte, o all’una, o alle due, o ancora più in là. Dipende dalle stanchezze e da chi c’è a casa ad aspettarti. Quel po’ di tensione che all’inizio abitava le facce dei ragazzi di Formato Ridotto si scioglie appieno nelle fotografie scattate tra l’ultima nota e il primo boccone di carne ingoiato da Dellera e Gitto, loro con i padroni di casa, coi pochi reduci. La squadra s’abbraccia e sorride, perché tutto è andato per il verso giusto, perché chi stasera è passato da Casa Camilla domani lo racconterà a un sacco di gente, perché le loro idee funzionano, perché capiscono di esser bravi. Perché questa cosa è fantastica. Ogni tanto chiudere gli occhi e fidarsi fa bene.

Testo di Giovanni Dozzini e Lavinia Rosi

Foto di Marco Bicchielli