Le viole son fiorite. Ma adesso è il momento della normalità
C'è chi dice che via della Viola e via Cartolari siano tornate tristi come un tempo. A noi non sembra. Ecco perchéDavvero via della Viola e via Cartolari sono tornati l’angolo triste e decadente di qualche tempo fa? A noi pare proprio di no. Le botteghe di artisti e artigiani ci sono ancora, le attività si danno il cambio, trovare una stanza o una casa in affitto è sempre più complicato. Insomma, il quartiere respira, vive una vita fatta di quotidianità, anche senza il rincorrersi forsennato di eventi del periodo di massimo sforzo di Fiorivano le Viole. I ragazzi dell’associazione, da parte loro, rivendicano il successo di un progetto che non poteva continuare a essere uguale a se stesso. A differenza del resto delle associazioni affermatisi con grande vitalità negli ultimi anni a Perugia e in particolare nel suo centro storico, Fiorivano le Viole non ha radici materiali nel quartiere, che per loro è stato un luogo d’elezione e non un’eredità da accudire e rilanciare. Le esperienze di via dei Priori e dei vari Borghi, insomma, sono tutt’altra cosa.
Fiorivano le Viole è costituita da donne e uomini, per lo più giovani, che fanno della creatività e della voglia di immaginare un modo nuovo di concepire il tessuto connettivo sociale la loro cifra fondamentale. Nel corso di questi anni hanno saputo elaborare un modello inedito in città, fatto di partecipazione, confronto a volte anche spigoloso, slanci di visionarietà grandi e piccoli. Hanno rimesso in movimento un’area abbandonata a se stessa, le hanno conferito un’identità riconoscibile, e lo hanno fatto a suon di iniziative e provocazioni. I colori di queste due vie, oggi, sono un tratto significativo dell’intero centro storico. Così come lo sono, con tutte le problematiche del caso, i fondi recuperati e dati in mano ad artigiani o artisti, prima gratuitamente, poi con contratti d’affitto veri e propri. Non tutti quest’affitto possono permettersi di pagarlo, è vero. Ma chi lo fa c’è, eccome, e basta passeggiare un pomeriggio qualsiasi da queste parti, soprattutto in via Cartolari. Fotografi, pittori, scultori.
E poi aprono i fruttivendoli, come aprono nuovi negozi in via Alessi, poco più su, e poi naturalmente hanno aperto o riaperto i locali che funzionano col calar delle tenebre, un cinema che è molto più di un cinema, un club, ristoranti, senza contare quelli che c’erano già e che adesso se la cavano meglio di prima. Non ci sono spettacoli e corsi e concerti a tutte le ore del giorno, è vero, ma Alchemika, a giugno, è oramai una della manifestazioni di maggior valore della città. Ma, è altrettanto vero, non poteva e non doveva essere sempre per forza così. Fiorivano le Viole ha rianimato un organismo che adesso gode di buona salute, e può farcela da solo senza il bisogno di continui e rinnovati stimoli. Non è l’Eden, per carità, e d’altronde l’Eden deve essere un posto terribilmente noioso: certe cose, nel quartiere, non funzionano, ma moltissime altre sì. E di sicuro le cattive frequentazioni di un tempo sono pressoché svanite.
Quanto alle attenzioni riservate a questa realtà dall’amministrazione comunale, ieri come oggi, siamo a livelli bassi. I soldi non ci sono, si dice. O, meglio, ci sono per premiare e spesso imporre schemi di associazionismo differenti, un associazionismo calato dall’alto e mirato a obiettivi che stanno a cuore a pochi o pochissimi. Fiorivano le Viole era e continua a essere una risorsa da sfruttare, incoraggiare e sostenere. Se le fosse arrivato qualche finanziamento di sicuro a quest’ora le botteghe sarebbero di più, e i ragazzi che per anni si sono fatti in quattro per organizzare eventi culturali di grande qualità senza vedere il becco di un quattrino avrebbero potuto finalmente avere un riconoscimento al proprio lavoro, e un incoraggiamento a proseguire, non necessariamente qui, su questa strada. Loro non se ne lamentano più di tanto, in fondo sono un po’ fricchettoni e il rapporto col denaro da molti è vissuto male. Però, se un Comune ha soldi da investire in cultura, non può permettersi di ignorare esempi del genere.