La via del Lavoro

Rivendicazioni, solidarietà, svuotamento. Per raccontare questo quartiere la retorica del degrado non basta più

Ci sono delle rette poco parallele che si intersecano fra loro e formano il quartiere di via del Lavoro. È una delle strade, insieme a via Della Pescara, via Della Concordia, fino a scendere in via Campo di Marte, che fanno da cornice al nucleo principale di via Birago. Parafrasando per la millesima volta l’incipit inflazionato del libro Anna Karenina, tutti i quartieri felici si somigliano; ogni quartiere infelice è invece disgraziato a modo suo. Via del Lavoro non fa eccezione. Questa via, strada, quartiere o che dir si voglia, è un aggregato di condomini residenziali che ne fanno un vero e proprio quartiere popolare. I residenti non dispongono nell’immediato dei servizi di cui necessitano, ma possono trovarli nelle zone limitrofe, a pochi passi da casa. Fino al 2020 era presente il laboratorio di Panificazione francese, ma in seguito al suo fallimento l’unico esercizio commerciale rimasto è il negozio alimentare Le cibarie buone. Il proprietario della bottega è Francesco Cupertori che ha ereditato il negozio aperto nel 1960 dai genitori. Possiamo dire che lui è stato fra i primi ad arrivare e fortunatamente ha resistito al dilagare delle grandi distribuzioni. La sua drogheria non ha niente a che vedere con lo sterile ambiente dei supermercati, è più simile a una casa e il prezzo dei generi alimentari messi in vendita si può contrattare. Sulle pareti ci sono illustrazioni dei vari tipi di pasta, vecchie foto di Perugia e in uno degli angoli all’entrata c’è la riproduzione del quadro l’Adorazione dei Magi del Perugino. Francesco, con la sua vetrina sulla via, ha visto il quartiere cambiare.

Qualche anno fa era una zona dormitorio, ci racconta però che con l’arrivo dei ragazzi di O.s.a. le cose per lui sono migliorate. C’è stato un risveglio, il quartiere è diventato più movimentato e la vita meno noiosa. Francesco per alcuni eventi ha tenuto aperta la sua bottega anche dopo la mezzanotte. Questo è capitato ad esempio durante gli Europei di calcio, quando i ragazzi hanno ben pensato di aggregare i cittadini per guardare la partita tutti assieme. Dunque a occuparsi del quartiere e dei suoi abitanti c’è l’organizzazione politica O.s.a., acronimo di Operatori Sociali Autorganizzati. Si istituiscono come gruppo nel 2018 organizzandosi per i diritti dei lavoratori e creando un dibattito continuo nell’ambito del lavoro. Nessun miglior posto se non via del Lavoro per questi giovani. Ancora oggi continuano a occuparsi della tematica e molte sono state le manifestazioni e le varie iniziative organizzate a riguardo. L’ultima è lo sciopero dell’11 ottobre. Nei loro volantini lo descrivono così: “L’11 ottobre il mondo del sindacalismo di base sciopera! Per creare una vera controffensiva di classe, contro lo sfruttamento dei padroni e del governo”. La convocazione si regge su diversi punti come la lotta contro lo sblocco dei licenziamenti, il rilancio dei salari o il contrasto alla precarietà. A fianco della questione lavorativa c’è il quartiere, infatti uno dei loro slogan è Il quartiere è di chi lo vive. Si prendono cura insieme ai cittadini, delle aree verdi, pianificando giornate di pulizia e raccolta rifiuti. Sono quattro le assemblee indette finora nella zona, per la zona. L’ultima ha avuto come focus il questionario creato dai ragazzi per essere sottoposto ai residenti. Il titolo del questionario è Il quartiere che vorrei, un’indagine sociale autoprodotta, dal quartiere per il quartiere, la ricerca è frutto della loro collaborazione con Cap 06124. Hanno intervistato 108 residenti ma non hanno trovato riscontro nei cittadini di nazionalità non italiana, presenti sul territorio. I risultati hanno messo in luce varie problematiche quali la mancata soddisfazione della cura dei parchi e la carenza di spazi dedicati agli anziani, molti dei residenti hanno affermato di non sentirsi sicuri nel proprio quartiere.

Infine, la prostituzione. Michela Nardi abita in via Della Concordia, è un’operatrice di un’unità di strada. Pone l’accento sulla questione securitaria: via del Lavoro è un luogo di prostituzione sia diurna che notturna, ci dice, e dovremmo riflettere tutti un po’ di più sul concetto di sicurezza che riguarda la percezione soggettiva dei singoli e tende a lasciare al margine le sex worker. Non di rado si utilizza il degrado come retorica sulla sicurezza. La prostituzione in effetti non è reato, e l’individuo può decidere personalmente di fare ciò che vuole con il proprio corpo. Il 1958 è l’anno in cui la senatrice Lina Merlin varò la legge che chiudeva le case di tolleranza e introduceva il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Il colpevole, insomma, è lo sfruttatore, non lo sfruttato. La sicurezza, anche in via del Lavoro, è per tutti e di tutti, confonderla con il degrado è un ostacolo da superare per creare un luogo più inclusivo tra lavoratori, famiglie, commercianti, residenti e, sì, prostitute.