L’obiettivo sociale

L'obiettivo sociale

Giancarlo Pastonchi, fotografo professionista e direttore artistico di Open Space for Arts in via dei Priori, racconta le collaborazioni e le attività legate al suo lavoro

«È un anno e mezzo che sono qui in via dei Priori. Da quando ho preso questo locale, era l’ottobre 2012, ho ospitato esposizioni di artisti e ho organizzato diversi eventi. Due nello specifico in collaborazione con il circolo Noi Insieme di Magione, il centro di salute mentale della Ausl: sono stati esposti i quadri e gli oggetti realizzati dai ragazzi. Ho collaborato con loro tenendo anche un corso di fotografia e si è stretto un bel rapporto, così appena c’è l’occasione i ragazzi ritornano qui per partecipare agli eventi che organizzo. Li ho incontrati ultimamente proprio in occasione del carnevale, coinvolgendoli in un percorso laboratoriale di costruzione delle maschere in parallelo a quello svoltosi nella via e rincontrandoci per la sfilata del 23 febbraio. Per lavoro mi occupo di ritratti e tendenzialmente di momenti belli, che sia una cerimonia o persone che desiderano essere fotografate da sole o con i propri cari. Nel mio percorso fotografico la presenza umana è sempre stata fondamentale e trovo sempre più interessante l’aspetto documentale della socialità delle persone. Parallelamente alla mia attività di fotografo, mi dedico da qualche anno all’insegnamento della fotografia e dell’educazione all’immagine. Questa esperienza soprattutto in alcuni contesti è stata per me una conferma di quanto possa esser importante la fotografia per le persone, di quante loro potenzialità sia rivelatrice. Dopo appena dieci minuti dall’inizio dei corsi di fotografia o di educazione all’immagine qualcosa cambia visibilmente: le stimolazioni date dagli argomenti e dalla curiosità funzionano molto bene, e ravvivano gli animi di chi vi partecipa.
Mi interessa molto creare socialità, che la gente parli, discuta sul perché questa cosa piace o non piace, come può essere migliorata… mi interessa l’educazione all’immagine. Questi laboratori hanno l’obiettivo di far vedere dei lavori “fatti bene”, anche perché la cultura dell’immagine è molto calata. Sul processo di educazione all’immagine fotografica, sto portando avanti un progetto con i bambini della Montessori, dieci incontri per due classi di bambini nei quali in collaborazione con le maestre stiamo lavorando per capire come si fotografa e soprattutto insegnando loro a guardare in maniera diversa, più profondamente e con più attenzione. Questo aspetto, la capacità di guardare da diverse prospettive, è stato un argomento importante per un’altra iniziativa sociale, anche questa, come i laboratori per il carnevale, gratuita. Insieme con l’associazione Il coraggio della paura, che si occupa della violenza sulle donne, abbiamo organizzato un casting per tre loro campagne pubblicitarie. Sono state in molte a partecipare e già questo è un ottimo risultato di cambio di prospettiva riguardo ad alcune cose, visto che è sempre difficile dare la propria disponibilità per un servizio che parli di violenza. In questo momento sto lavorando a un progetto che vuole offrire una mappa umano-geografica di chi ogni giorno vive e lavora qui: (R)esistenza lavorativa. Una carrellata di volti e storie dall’inizio alla fine di via dei Priori. Il mio andare lungo la strada si è trasformato pian piano in un percorso verso l’umano; questi visi, prima sinonimo soltanto di un’attività, diventavano man mano espressione di una vita. I racconti delle persone che da cinquant’anni lavorano nella via, le speranze di chi ha appena aperto, mi rendevano più chiaro a ogni scatto il quadro generale che ne sarebbe scaturito. Un quadro complesso ma nitido, fatto di mille elementi: un ritratto a colori di fronte alla porta aperta del proprio negozio o del proprio laboratorio e un primo piano in bianco e nero dietro la propria vetrina, l’essere umano che lavora in uno spazio fisico conosciuto e l’anima che traspare dagli occhi che si guardano intorno».

Testo di Agostino Cefalo
Foto di Giancarlo Pastonchi