Il pegno del sindaco Valentini e le scuole al freddo

Il pegno del sindaco Valentini e le scuole al freddo

Siamo in autunno, ma di un secolo fa: 1915. L’Italia è in guerra e i giornali di Perugia e dell’Umbria non parlano (quasi) d’altro. Sono rarissimi i casi di cronaca che si ritagliano un piccolo spazio tra bollettini, lettere dal fronte, raccolte benefiche e omaggi ai caduti. Ad uno in modo particolare: è da poco morto, infatti, il 18enne Enzo Valentini, figlio del sindaco Luciano e persino “Sua Maestà la Regina Madre”, Margherita di Savoia, vuole ricordarne “il sacrificio” in una lettera indirizzata al Conte Valentini, sindaco di Perugia, e alla cittadinanza perugina il 21 di novembre: «Perugia pagò già largo il suo tributo di sangue – scrive la sovrana – ed il primo magistrato ne fu un nobilissimo esempio».

Ma cercando con attenzione tra le 5 colonne che compongono le 4 pagine dei giornali locali si può trovare anche qualche episodio curioso. Il 9 novembre, ad esempio, l’Unione Liberale ci informa di un avvelenamento da funghi. La “moglie di Fabi Giuseppe” (notare che la donna non ha un nome suo, ma è “moglie di”) e la sua bambina di sei anni, li avevano raccolti a Monteluce, nel bel mezzo dei cantieri per il nuovo ospedale cittadino, per poi sentirsi male in via Imbriani. «Chiamato d’urgenza, l’egregio cap. dott. cav. L. Pernossi (sic!) ha apprestato i soccorsi del caso, praticando l’iniezione per combattere la debolezza del cuore. Ora il pericolo è passato».

Fuori pericolo anche il pensionato Zoi Giuseppe, 69 anni, investito il 23 di novembre dal tram elettrico nei pressi dell’Ospedale di S. Giuliana. La ferita riportata nella caduta sembrava a prima vista seria, ma grazie all’intervento “del signor Puccinelli”, che ha condotto il ferito all’ospedale civile con la sua automobile, si è potuto evitare il peggio. Tra l’altro l’investito – ci racconta il cronista – «era alquanto eccitato per soverchie libazioni».

È andata un po’ peggio invece al signor Pela Giovanni, di anni 60, che mentre tornava al proprio paese, Castel del Piano, «per l’improvviso spaventarsi del cavallo fu buttato violentemente al suolo, dal quale fu raccolto esanime dall’automobile del sig. Taticchi, che per caso si trovava a passare di lì». Risultato: diversi giorni di ospedale per il povero signor Pela, «avendo riportato nella violenta ribaltatura la frattura completa del braccio destro».
Ma novembre è anche il mese dell’inaugurazione dell’anno accademico 1915-1916. E allora l’Unione ci informa che «tutte le autorità e le notabilità cittadine, tutta la parte più eletta e intellettuale della città nostra, e tra queste, le nostre Signore, interverranno ad ascoltare e ad applaudire il prof. Carlo Cassola, giovane e chiarissimo economista, che parlerà sull’azione economica dello Stato durante e dopo la guerra».

Tuttavia, mentre le “notabilità cittadine” e “le nostre Signore” si preparano alla giornata di gala per l’Ateneo, nelle scuole di Perugia “si soffre il freddo”. È una lettera di “alcuni padri di famiglia” inviata alla stampa a denunciare la situazione: «Nei giorni scorsi – vi si legge – la temperatura è scesa quasi allo zero e gli alunni, essendo tutte le stufe spente, erano intirizziti dal freddo e quindi non potevano attendere proficuamente alle lezioni». Purtroppo, la risposta di fronte a lamentele del genere è sempre più o meno la stessa: «Pensate a quello che soffrono i nostri soldati in trincea».

Testo di Fabrizio Ricci