Appesi a un filo rosso

Foto di Antonio Brizioli

Appesi a un filo rosso

Un nuovo giornale d’arte. A Perugia. «Emergenze» dice di somigliarci. Uno dei suoi fondatori ci spiega perché
Per il trascorso Natale, abbiamo regalato a noi stessi, alla nostra città e a tutti gli amanti della sensualità della carta, un giornale chiamato «Emergenze», attorno al quale si muove un omonimo progetto di poesia, arte contemporanea e disorientamento urbano. L’accoglienza del progetto è stata calorosa al di là di ogni aspettativa, a partire dalla presentazione ufficiale a Palazzo della Penna, salutata dalla ressa creativa di circa quattrocento persone accalcate, fino alle più recenti esperienze di esportazione del progetto a Foligno, Spoleto, Roma, Milano. Ovunque ben accolti da occhi curiosi e dita riaddestrate a palpare la carta. Anche la distribuzione del giornale è andata molto bene e, contro ogni scetticismo, con il “numero pilota” abbiamo smaltito una tutt’altro che esigua tiratura di mille copie. Mentre leggete, se tutto sarà andato bene, sopra le vostre teste dovrebbe serpeggiare un filo rosso, opera dell’artista maltese Kristina Borg, portata a Perugia da «Emergenze». Un filo che non va contemplato, ma “ripreso”, per cavalcare i nuovi impulsi, per incastrare lavori isolati con i benefici dell’incontro, per cooperare senza inutili paure, aprendo spazi anziché marcarli con la costruzione di recinti immaginari e inconsistenti.
A tal proposito, con particolare entusiasmo accolgo l’invito di David e della redazione di «Luoghi Comuni» a scrivere sul loro giornale. La nostra prima chiacchierata è stata breve non per mancanza di interesse, al contrario perché ci è servito poco a capire come fossimo animati dalla stessa reciproca curiosità. I prodotti editoriali costruiti sul territorio perugino sono talmente pochi che l’unico nostro obiettivo deve essere moltiplicarli, fortificarli, invadere l’uno il campo dell’altro. Bisogna riuscire a trasmettere questa mentalità a un tessuto culturale che solo recentemente sta manifestando qualche segnale di risveglio nella riapertura dei cinema del centro, di locali che fanno musica dal vivo, nella circolazione di realtà culturali come le nostre. C’è ancora tantissimo da fare. L’ho detto più volte e continuerò a ripeterlo finché ne avrò modo: non combattiamo “guerre fra poveri”. Uniamoci per ottenere una distribuzione più razionale delle risorse economiche disposte per la cultura, uniamoci per ottenere una gestione più oculata degli spazi, per pretendere una maggiore attenzione verso il territorio, le realtà dal basso, il lavoro nei borghi, tutto ciò che noi chiamiamo «Emergenze», voi «Luoghi Comuni», ma di fatto altro non è che la voglia di recuperare un rapporto intimo col proprio territorio.

Testo di Antonio Brizioli

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