CENTRO DI GRAVITÀ INTERMITTENTE

CENTRO DI GRAVITÀ INTERMITTENTE

Massimo Boccardini, membro storico dell’associazione Fiorivano le viole, ci spiega la sua visione dell’arte pittorica

Fra i protagonisti della proliferazione culturale che ha pervaso la zona di via della Viola c’è un pittore che ha contribuito facendo della sua bottega il quartier generale della sua poliedrica attività. Si chiama Massimo Boccardini, è perugino, e si definisce “artista freelance”, un’espressione che coniuga la sua vocazione alla pittura, al fumetto e all’illustrazione con la natura professionale della sua produzione su commissione. Uno dei molti fiori all’occhiello dell’associazione Fiorivano le Viole, e partecipe della riqualificazione dell’area che lo ospita, fra dipinti, poster e “faccine”, Massimo ha convogliato la sua opera nel piccolo laboratorio di via Cartolari numero 31 e si guadagna da vivere con l’arte.

È tuttavia difficile considerare quello che fa Massimo un lavoro, per lui, perlomeno se intendiamo il termine in senso stretto e nell’accezione meno romantica. La vera motivazione che spinge Massimo a svolgere la professione che fa, infatti, è un’altra, e trascende l’aspetto economico. La sua abnegazione è alimentata da una profonda, sincera e viscerale necessità di fare arte, da lui stesso così espressa: «Disegnare per me è un vero e proprio bisogno: io disegno per ritrovare costantemente il mio centro di gravità». Che poi smarrisce di nuovo, se smette di farlo. «È come se ogni volta in cui io dipinga, recuperi la mia quadratura interiore». Quasi un processo catartico. Sicuramente molto più di un mestiere. La passione per l’arte Massimo l’ha ereditata dal padre Luciano, anch’egli pittore. Fin da bambino, lo stretto contatto coi materiali e i segreti della pittura all’interno dello studio paterno lo ha affascinato e guidato. La scoperta del dadaismo e del surrealismo e l’avvicinamento agli spunti dell’art brut, una forma di espressione che deroga ai principi canonici della pittura e alle norme estetiche convenzionali, hanno fatto poi il resto e plasmato una concezione di arte che è giunta alla definitiva maturazione col compimento degli studi intrapresi da Massimo: Istituto d’Arte alle scuole superiori e poi Accademia di Belle Arti come sbocco naturale del suo percorso formativo. L’approdo a Frigolandia, sede della rivista culturale italiana di fumetti, inchieste e musica «Frigidaire», dove ha lavorato come illustratore, è stata in seguito per lui la realizzazione di un sogno e una sorta di consacrazione professionale.

Il lavoro dell’artista si divide, almeno oggi e in questo momento della sua carriera, seguendo due direzioni principali. Da un lato la realizzazione dei “poster”, opere pittoriche in scala dei suoi quadri più apprezzati e richiesti, che vengono commercializzati. Dall’altro, dispiegato su una parete intera del laboratorio di Massimo, spicca l’affascinante e criptico progetto delle “faccine”, immagini dalle sembianze antropomorfe e zoomorfe che il pittore umbro ripesca dalla sua infanzia e proietta con gli acquerelli su frammenti di carta della dimensione di mezzo foglio di formato A4. «È un lavoro che può sembrare indecifrabile, perché è introspettivo e legato al mio insaziabile desiderio di sperimentazione, un connotato fondamentale della mia arte. La riscoperta di queste figure che mi apparvero chissà quando, da bambino, è, oltre che una ricerca personale, il tentativo di esplorare un nuovo stile moderno di rappresentazione. Che conto di sviluppare e articolare in futuro».

Le “faccine” di Massimo hanno una particolarità davvero singolare: molte di esse hanno un nome. Fin qui nulla di trascendentale, si potrebbe pensare, se non fosse per il fatto che ognuno di questi sia stato scelto fra i più folcloristici che l’artista ha notato fra quelli delle lapidi del cimitero dei Monti Martani, vicino a Frigolandia, all’interno del quale si è spinto per curiosità. Una trovata che può apparire macabra, e che lui spiega così, sorridendo: «I nomi che ho scelto mi divertivano molto. Ce n’erano di bizzarri. È stata una cosa spontanea, quasi un tributo a quelle persone. Mi hanno colpito, e così ho deciso di dargli una nuova vita. L’arte è capace anche di questo». Oltre al suo lavoro all’interno della bottega, Massimo Boccardini tiene anche due dei numerosi corsi promossi dall’associazione Fiorivano le viole: il corso di incisione su linoleum col torchio calcografico, che inizierà a metà aprile e si svolgerà al laboratorio Braccia Rubate di via Cartolari 8; e il corso di acquerello, che partirà a maggio. Se foste interessati a partecipare, potete consultare la pagina Facebook dell’associazione. Oppure, se ne avete voglia, potete fare un salto alla bottega di Massimo dove lui saprà accogliervi con un sorriso e la sua cordialità.

 

Testo di Mattia Giambattista